Morte Colantoni, caso riaperto

Ordinate indagini sul decesso del 49enne trovato senza vita dopo la fuga dal reparto ospedaliero

L’AQUILA. L’inchiesta sulla morte del 49enne Arcangelo Colantoni, deceduto dopo essere fuggito dal San Salvatore (dove era ricoverato) per una crisi di panico, è a una svolta. Infatti venerdì scorso il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella ha accolto il ricorso delle parti lese e ha bocciato definitivamente l’archiviazione ordinando al pm di fare indagini e disporre una perizia.

Il gip ha disposto, dunque, che si deve indagare visto che «rimane pur sempre un dovere di sorveglianza di carattere generico su soggetti in tali condizioni. Appare dunque necessario procedere a una consulenza da parte del pm che, per quanto possibile, stabilisca, dall’esame della cartella clinica e della documentazione sanitaria afferente il soggetto deceduto, se lo stesso si trovava in condizioni di incapacità ad autodeterminarsi in misura talmente rilevante da mettere in pericolo la propria incolumità fisica. E se tale stato, ove sussistente, fosse percepibile secondo i canoni di ordinaria perizia e diligenza dagli operatori della struttura sanitaria che lo ebbero in carico».

Il 31 luglio è il termine massimo entro il quale queste operazioni dovranno essere completate. Una decisione, quella del gip, che risulta essere una scelta di campo poggiata su una solida base, ovvero la relazione dei carabinieri del Nas che accusa i sanitari dell’ospedale.

«La difesa della famiglia Colantoni», dicono gli avvocati Aldo Di Ianni e Gaetana Di Ianni, «esprime la propria soddisfazione nel vedere accolta, dopo quasi due anni di serrato confronto giudiziario con la pubblica accusa, la richiesta di un’investigazione qualificata che ricostruisca la degenza del Colantoni nell’ospedale aquilano».

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