Muore Fabiani, politico di razza

Fu esponente della Dc e inventò la lista della Genziana con Pannella. Fondò il Teatro Stabile

AQUILA. E' morto a 82 anni Luciano Fabiani. Di solito quando muore un personaggio pubblico che ha ricoperto ruoli importanti nella vita cittadina si dice che se ne va un pezzo di storia dell'Aquila. Nel caso di Fabiani si può dire senza timore di sbagliare che se ne va qualcosa di più di un "pezzo" di storia. Luciano Fabiani per decenni è stato anima e animatore della città: politico, operatore culturale, dirigente sportivo, presidente della Fondazione Carispaq quando la Fondazione contava e molto, nel panorama economico regionale. Negli anni Ottanta del secolo scorso si diceva che all'Aquila "non si muove foglia che Fabiani non voglia". Democristiano di sinistra, timoniere delle maggioranze in Comune, protagonista in prima persona in consiglio regionale dove fu vicepresidente, Fabiani seppe guardare anche oltre la Dc quando nel 1990 con un’intuizione che derivava dalla sensazione netta che i partiti tradizionali stavano perdendo sempre più credibilità (di lì a poco sarebbe arrivata la stagione di Mani pulite ) contribuì alla nascita di Convenzione democratica (o Genziana) che metteva insieme ex Pci, qualche democristiano e i radicali di Marco Pannella. Per raccontare Luciano Fabiani ci vorrebbe un saggio di centinaia di pagine. Per come lo ricorda chi scrive l'uomo appariva burbero, quasi scostante. Lo si incontrava nel cuore del centro storico quando al mattino da casa raggiungeva a piedi il Consiglio regionale , spesso solo, con lo sguardo basso , dava l'idea di essere inavvicinabile. Eppure all'inizio degli anni Duemila venne a trovarmi al Centro e quello che mi impressionò fu la sua intelligenza intuitiva, l'enciclopedica conoscenza dei vizi e virtù dei suoi concittadini, i giudizi sferzanti ma mai offensivi, il suo saper guardare al passato non come rivendicazione di cose fatte ma come possibilità di immaginare il futuro, la sua voglia di fare e di essere comunque un protagonista della vita cittadina. Ne trassi l'impressione che Fabiani fosse un politico e un intellettuale di razza ma con un valore aggiunto: voleva bene alla sua città, voleva farla crescere e farla uscire da quella mentalità un po' provincialotta che purtroppo c'è ancora. Solo così si spiega una delle sue creazioni: il Teatro stabile che mise in piedi nel 1963 insieme a Giuseppe Giampaola ed Errico Centofanti. Con lui il Tsa raggiunse un prestigio nazionale che portò all'Aquila i personaggi più gettonati dell'epoca ma soprattutto, insieme ad altri grandi (un nome per tutti Carloni), fece del capoluogo un centro dove era possibile anche sperimentare i nuovi linguaggi culturali degli anni Sessanta e Settanta.

Con Fabiani dirigente, L'Aquila rugby, raggiunse i vertici della palla ovale nazionale . Nel 1972 , quando si scatenò la battaglia per il capoluogo , finì per farne le spese anche lui. La sua casa fu messa a ferro e fuoco da chi lo vedeva come rappresentante di una Dc che a livello regionale pendeva per Pescara capoluogo.

Luciano Fabiani se ne va oggi in punta di piedi. Il sei aprile del 2009 ha visto una città che si è sgretolata sotto i colpi del terremoto e ha assistito _ in silenzio e forse anche con un po' di malinconia _ ai teatrini politici che stanno bloccando la rinascita. Chi oggi ha in mano i destini della città deve lavorare anche pensando a uomini come Fabiani che tanto si sono spesi per dare un futuro diverso al capoluogo di Regione.

Alla famiglia Fabiani le condoglianze della redazione del Centro.

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