«Nomine decise in ascensore»
Deputati Pdl contro senatori. Piccone: faremo scelte condivise
L’AQUILA. Di nomine negli enti regionali se ne riparlerà dopo il summit del G8 che si terrà all’Aquila dall’8 al 10 luglio. La decisione è stata presa ieri dopo un incontro tra i senatori Pdl, Filippo Piccone, Fabrizio Di Stefano e il presidente della giunta regionale, Gianni Chiodi.
Nella riunione si è fatto il punto della situazione: 250 nomine per circa 80 enti regionali; scelte scaglionate ma alcune avranno la priorità, ad esempio, le società di trasporto Gtm, Arpa e Sangritana. I tre possibili nomi sono: Michele Russo alla Gtm; Emilia Saugo di Teramo all’Arpa e Antonio Di Nunzio alla ferrovie Sangritana. Si tratta di indicazioni ufficiose che però hano suscitato molte risentite reazioni. Non tanto sui nomi ma sul metodo. Il primo a rimarcare dubbi e è stato il capogruppo alla Regione, Gianfranco Giuliante che però si era detto paziente e in attesa di «scelte da concertare». Ieri però a sorpresa i parlamentari del Pdl: Dell’Elce, Castellani, Scelli, Pelino, Toto, Aracu e De Angelis, hanno scritto una lettera ai coordinatori nazionali del Pdl accusando, senza nominarli, i senatori abruzzesi di fare riunioni tanto riservate e intime da usare «l’ascensore di Palazzo Madama».
Nel documento i deputati ricordano le vittorie avute alla Regione a Pescara e alle Province di esponenti politici «che si sono messi da subito all’opera, con dedizione e senso del sacrificio» e, proprio per questo, rimarcano i deputati Pdl, «non è oltremodo accettabile che le valutazioni di merito avvengano a insaputa degli eletti nazionali e regionali. Eppure», scrivono increduli, «è proprio ciò che sta avvenendo». Poi con una ironia al vetriolo osservano, «i luoghi preposti al rinnovamento selettivo e meritocratico della dirigenza abruzzese non possono essere domicili privati o il bar di Palazzo Madama o, data l’esiguità del numero delle personalità coinvolte, il suo ascensore».
La lettera conclude con una minaccia politica. «Riteniamo che siate resi edotti della situazione, qualora vi sia ignota, affinché non vi colgano alla sprovvista eventuali nostri atti politici volti a riaffermare la nostra dignità istituzionale». Ieri sera la nota non era stata recapitata ai senatori Piccone e Di Stefano che già nel pomeriggio avevano replicato con toni concilianti e di apertura al dialogo.
«Abbiamo condiviso con il presidente Chiodi l’opportunità di prenderci qualche altro giorno», commenta Piccone, «la riunione è stata una svolta per completare quella operazione di rinnovo della classe dirigente. Si tratta di scelte che andranno condivise con giunta, Regione e Consiglio. Vogliamo decidere bene e in modo unito, al di là di qualche piccolo nervosismo che è naturale, siamo sereni. Manca qualche casella», conclude Piccone, «ma il metodo è stato deciso, tenere conto di professionalità e competenza e anche qualche mediazione politica».
Nella riunione si è fatto il punto della situazione: 250 nomine per circa 80 enti regionali; scelte scaglionate ma alcune avranno la priorità, ad esempio, le società di trasporto Gtm, Arpa e Sangritana. I tre possibili nomi sono: Michele Russo alla Gtm; Emilia Saugo di Teramo all’Arpa e Antonio Di Nunzio alla ferrovie Sangritana. Si tratta di indicazioni ufficiose che però hano suscitato molte risentite reazioni. Non tanto sui nomi ma sul metodo. Il primo a rimarcare dubbi e è stato il capogruppo alla Regione, Gianfranco Giuliante che però si era detto paziente e in attesa di «scelte da concertare». Ieri però a sorpresa i parlamentari del Pdl: Dell’Elce, Castellani, Scelli, Pelino, Toto, Aracu e De Angelis, hanno scritto una lettera ai coordinatori nazionali del Pdl accusando, senza nominarli, i senatori abruzzesi di fare riunioni tanto riservate e intime da usare «l’ascensore di Palazzo Madama».
Nel documento i deputati ricordano le vittorie avute alla Regione a Pescara e alle Province di esponenti politici «che si sono messi da subito all’opera, con dedizione e senso del sacrificio» e, proprio per questo, rimarcano i deputati Pdl, «non è oltremodo accettabile che le valutazioni di merito avvengano a insaputa degli eletti nazionali e regionali. Eppure», scrivono increduli, «è proprio ciò che sta avvenendo». Poi con una ironia al vetriolo osservano, «i luoghi preposti al rinnovamento selettivo e meritocratico della dirigenza abruzzese non possono essere domicili privati o il bar di Palazzo Madama o, data l’esiguità del numero delle personalità coinvolte, il suo ascensore».
La lettera conclude con una minaccia politica. «Riteniamo che siate resi edotti della situazione, qualora vi sia ignota, affinché non vi colgano alla sprovvista eventuali nostri atti politici volti a riaffermare la nostra dignità istituzionale». Ieri sera la nota non era stata recapitata ai senatori Piccone e Di Stefano che già nel pomeriggio avevano replicato con toni concilianti e di apertura al dialogo.
«Abbiamo condiviso con il presidente Chiodi l’opportunità di prenderci qualche altro giorno», commenta Piccone, «la riunione è stata una svolta per completare quella operazione di rinnovo della classe dirigente. Si tratta di scelte che andranno condivise con giunta, Regione e Consiglio. Vogliamo decidere bene e in modo unito, al di là di qualche piccolo nervosismo che è naturale, siamo sereni. Manca qualche casella», conclude Piccone, «ma il metodo è stato deciso, tenere conto di professionalità e competenza e anche qualche mediazione politica».