«Obama, ma chi l’ha visto?»
Delusione in decine di paesi senza riflettori dal 6 aprile.
BARISCIANO. «Obama; l’attore, come si chiama? Clooney; la signora tedesca e tutti gli altri so’ rimasti all’Aquila o so’ iti a Onna. Ecco non se so’ visti». Cambiano i nomi dei grandi, ma il concetto è lo stesso in quello che, sconsolati, ripetono, i terremotati nelle tendopoli di paesi o frazioni. Ad occuparsi di loro ci sono i volontari della Protezione civile, con i suoi servizi e le tende, ma nessun lavoro è stato svolto per migliorare le condizioni, come invece è avvenuto in altri centri attraversati o dai grandi o dalle centinaia di persone della sicurezza e dei servizi che gravitano attorno al grande evento. Sono paesi anonimi, senza vittime del terremoto (per fortuna) monumenti di pregio o personaggi da copertina (per sfortuna) in grado «catturare» l’attenzione dei mass media, di convogliare qualcuno che si muova a compassione e decida di «adottare» un gruppo di vecchie case e vecchie chiese distrutte.
L’età media dei residenti è molto over 60, abbassata solo da quella dei nipoti lasciati ai nonni da genitori impegnati a trovarsi un lavoro altrove, lungo la costa abruzzese oppure nel Lazio, aiutati da parenti. Sono migliaia e migliaia i terremotati lontani dai flash del G8, dalle telecamere puntate sempre sui luoghi diventati simbolo della tragedia. Ma anche loro voglio avere una voce che reclami il loro disagio e il loro passare inosservati nelle fasi della ricostruzione. Piccoli paesi in viaggio verso lo spopolamento e che negli ultimi anni avevano visto arrestarsi l’agonia grazie ai romani arrivati per riadattare stalle, pagliai e casette abbandonate da trasformare in locali dove passare il fine settimane o le ferie in montagna. Ora il terremoto ha interrotto anche questa economia. Sono tante le seconde case (quelle vecchie e cadenti) che non beneficeranno dei fondi per la ristrutturazione.
Ed è facile prevedere che il declino riprenderà più forte di prima. Picenze è uno di questi tanti piccoli centri: è una frazione di Barisciano, a sua volta composta da altre piccoli gruppi di case (Petogna, Villa di Mezzo e San Martino). Da tre mesi ci sono due piccole tendopoli attrezzate alla meglio su terreni agricoli in declivio e tende o gazebo adattati in fretta a dormitori, montati nell’orto o in giardino. Ci sono i volontari del Piemonte. Più a monte le case abbandonate che i vecchi guardano con tristezza. Stessa situazione nelle quattro frazioni di Roio, oppure a San Pio, Navelli, Casentino. Non sanno quando potranno tornare a casa: per loro i prefabbricati dell’Aquila e di Onna non sono previsti.
Un colpo di fortuna l’hanno avuto a Sant’Eusanio Forconese dove è atterrato l’elicottero di George Clooney, impegnato prima all’Aquila e poi nella vicina San Demetrio. Il sindaco, che è andato a salutarlo si persona, ha riferito che l’attore gli ha assicurato il proprio interessamento per il paese. «Se so’ scordati di noi. Il G8 è stato all’Aquila, ma qua non s’è visto nessuno». Come dire: dell’effetto serra, dell’economia mondiale, dei no global «a non non ci importava niente prima, figurati adesso».
Speravano, questi terremotati silenziosi, che qualcuno si accorgesse di loro per rimettere in piedi la vecchia chiesa crollata, il porticato della piazzetta che non c’è più, la fontana distrutta, un centro che di storico non ha niente se non la testimonianza di una cultura contadina e montanara. I televisori accesi sotto le tende trasmettono in continuazione le immagini dei cosiddetti «grandi della Terra» in riunione o da soli, commossi davanti alle stesse rovine viste e riviste in tutti questi novantacinque giorni. Qui il G8 non c’è stato mentre il terremoto resta, con tutti i suoi problemi.
L’età media dei residenti è molto over 60, abbassata solo da quella dei nipoti lasciati ai nonni da genitori impegnati a trovarsi un lavoro altrove, lungo la costa abruzzese oppure nel Lazio, aiutati da parenti. Sono migliaia e migliaia i terremotati lontani dai flash del G8, dalle telecamere puntate sempre sui luoghi diventati simbolo della tragedia. Ma anche loro voglio avere una voce che reclami il loro disagio e il loro passare inosservati nelle fasi della ricostruzione. Piccoli paesi in viaggio verso lo spopolamento e che negli ultimi anni avevano visto arrestarsi l’agonia grazie ai romani arrivati per riadattare stalle, pagliai e casette abbandonate da trasformare in locali dove passare il fine settimane o le ferie in montagna. Ora il terremoto ha interrotto anche questa economia. Sono tante le seconde case (quelle vecchie e cadenti) che non beneficeranno dei fondi per la ristrutturazione.
Ed è facile prevedere che il declino riprenderà più forte di prima. Picenze è uno di questi tanti piccoli centri: è una frazione di Barisciano, a sua volta composta da altre piccoli gruppi di case (Petogna, Villa di Mezzo e San Martino). Da tre mesi ci sono due piccole tendopoli attrezzate alla meglio su terreni agricoli in declivio e tende o gazebo adattati in fretta a dormitori, montati nell’orto o in giardino. Ci sono i volontari del Piemonte. Più a monte le case abbandonate che i vecchi guardano con tristezza. Stessa situazione nelle quattro frazioni di Roio, oppure a San Pio, Navelli, Casentino. Non sanno quando potranno tornare a casa: per loro i prefabbricati dell’Aquila e di Onna non sono previsti.
Un colpo di fortuna l’hanno avuto a Sant’Eusanio Forconese dove è atterrato l’elicottero di George Clooney, impegnato prima all’Aquila e poi nella vicina San Demetrio. Il sindaco, che è andato a salutarlo si persona, ha riferito che l’attore gli ha assicurato il proprio interessamento per il paese. «Se so’ scordati di noi. Il G8 è stato all’Aquila, ma qua non s’è visto nessuno». Come dire: dell’effetto serra, dell’economia mondiale, dei no global «a non non ci importava niente prima, figurati adesso».
Speravano, questi terremotati silenziosi, che qualcuno si accorgesse di loro per rimettere in piedi la vecchia chiesa crollata, il porticato della piazzetta che non c’è più, la fontana distrutta, un centro che di storico non ha niente se non la testimonianza di una cultura contadina e montanara. I televisori accesi sotto le tende trasmettono in continuazione le immagini dei cosiddetti «grandi della Terra» in riunione o da soli, commossi davanti alle stesse rovine viste e riviste in tutti questi novantacinque giorni. Qui il G8 non c’è stato mentre il terremoto resta, con tutti i suoi problemi.