Per “veci” e “bocia” la festa può iniziare
Nel parco di Murata Gigotti le sezioni arrivate prevalentemente dal Nord Presenti intere famiglie alpine: canti, balli, ricordi... E l’immancabile vino
L’AQUILA. Mario Formaggio da Buttapietra di Verona è l’alpino più alpino fra gli alpini. Se ne va in giro nel campo di Murata Gigotti con un pacco di fogli sotto il braccio. A chi lo incontra regala un poetico canto pensato dal suo amico Luciano Rodegher. Il titolo è “Più su”. «Volete sentirlo sto canto d’alpin?» domanda Mario Formaggio. E senza attendere risposta comincia: «Il mio cappell l’è fatto di lacrime e sudor, porta una penna nera fatta di libertà. Lassù sulla montagna salgo verso il destin, là c’è chi mi accompagna, il mio cappell d’Alpin...». Mario Formaggio ha la penna in testa da 49 anni e da quasi mezzo secolo canta e piange come un bimbo ogni volta che partecipa a un raduno. «Qui si sviluppa l’amicizia, la sincera fratellanza» riprende.
Tutt’intorno la festa è appena esplosa. A Coppito, frazione dell’Aquila, c’è il parco più grande dell’Adunata 2015. Le prime penne nere sono arrivate mercoledì, altre ieri mattina, il grosso è previsto oggi: alla fine dovrebbero essere almeno 1.500 i “veci” e i “bocia” ospitati nel parco di Murata Gigotti. L’area gestita dalla Pro loco di Coppito è stata allestita per l’occasione dalla stessa Pro loco, dal suo gruppo di Protezione civile e dalla sezione alpini di Coppito.
La maestra Pina Pace arriva di corsa con decine di bandierine verdi, bianche e rosse preparate dai bimbi della scuola dell’infanzia. Due colleghe appendono un colorato striscione di benvenuto. C’è ancora lavoro da sbrigare e bisogna farlo in fretta. L’area campo gestita dal Coa – Comitato organizzatore di quest’Adunata 2015 – somiglia a un variopinto formicaio. I vari gruppi sono super attrezzati e in meno di mezz’ora tirano su tendoni, montano caldaie, docce e cucine, oltre agli immancabili distributori di vino e di birra. Si vive di ricordi, si mangia, si beve, si canta. Nel parco di Coppito sono previste le esibizioni del coro della Brigata alpina Tridentina, del tenore Alberto Martinelli, del soprano Katia Di Michele accompagnata da Isabella Valeri, del coro del Cai. Il gruppo “Millelitri” di Torino, Asti, Vercelli e Cuneo accorda gli strumenti e assaggia un frizzante Verduzzo. Gabriele Gariglio, Luca Milano, Claudio Moratti, Gabriele Milano, Sergio Ruffino, Maurizio Cavaglià, Davide Ruffino sono musicisti, alpini e rugbisti. «È la prima volta che veniamo in Abruzzo» sottolineano «siamo abituati alle montagne, ma non ci aspettavamo l’imponenza del Gran Sasso. Proporremo musiche ballabili piemontesi e un po’ di quello che capita. L’importante è fare festa».
Il capogruppo della sezione alpini di Coppito, Francesco De Meo, e il suo vice, Giuseppe Flati, danno il benvenuto a tutti. Amedeo Seccia e Giosafat Capulli cuociono gli arrosticini: ce ne sono 9mila, da distribuire in tre giorni. Simone Basile, Tonino Marchetti, Tonino Frattale, Patrizia Tiberio, Marisa Eliseo, Domenica Tiberio, Andreina De Meo, Antonella Ciotti, Nino Pentola, Ada Pesce e tanti altri volontari sono impegnati fra bruschette, salsicce e panini. Ma il loro piatto forte è il tipico Lo maritato, polenta con fagioli, patate, aglio, olio e peperoncino.
Su un banchetto vengono messe in vendita calamite ricordo e, decisamente fuori dal tempo e dal tema, delle palle natalizie con immagini dell’Aquila. Ma anche questo fa colore.
Nel gruppo di Tavagnasco, partito dal Piemonte poco dopo la mezzanotte, ci sono anche delle donne. «Siamo tutti amici» evidenzia Lidia Proia «che bella l’accoglienza dell’Abruzzo». Marisa Bertasso e Isidoro Gamba ricordano altri giorni vissuti da queste parti: «Nel maggio 2009, un mese dopo il terremoto, siamo stati a Picenze di Barisciano. Poi siamo tornati dopo quattro mesi. Nell’Aquilano abbiamo stretto belle amicizie. Amici coi quali ci sentiamo spesso, siamo stati anche al matrimonio dei figli».
Le penne nere del gruppo Alpo di Villafranca di Verona non si perdono un raduno dal 1985. Così come “veci” e “bocia” di Costoro e Monterotondo di Brescia. O quelli di Lecco. Negli otto ettari del parco il vai vai è costante, come la festa. Omar Roberti ed Emiliano Girotto portano in spalla una cassa di acqua minerale. «È per i bimbi: vorrà mica mettere sta foto qua?» sorridono al cronista, pronti a difendere la loro reputazione alpina. Roberti è di Bergamo. Girotto è il vice capogruppo della sezione Strassoldo Aiello Joannis di Palmanova, in provincia di Udine. Con lui c’è l’intera famiglia, a cominciare dal padre Armando, 78 anni, e per finire con i figli. Tutti indossano il cappello alpino. «Per noi l’anno inizia con l’Adunata degli alpini» affermano Roberti e Girotto. Quest’ultimo era stato nell’Aquilano già nel 2009. «A San Demetrio, sempre col mio gruppo alpini» ricorda «giorni terribili quelli del sisma. All’epoca erano i giorni della solidarietà, oggi sono dedicati a una festa che L’Aquila merita».
Una festa senza soste. Quelli del “Millelitri” del Piemonte attaccano a suonare con fisarmoniche, sax e trombe, circondati dai bambini delle scuole arrivati per assistere all’evento. Gli stessi bimbi che fanno cerchio attorno all’alpino fra gli alpini, Mario Formaggio, e che restano a bocca aperta di fronte al poetico canto: «Mamma son ritornato, mai più ripartirò. Il cappello mi ha aiutato, non buttarlo mamma, no. Fu riparo contro il vento, con la pioggia fu un catin. Parla, solo io lo sento, il mio cappell d’Alpin».
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