Pescina, accordo sulla gestione dell’acqua
Il Consorzio di bonifica: saranno gli agricoltori a organizzare il servizio
AVEZZANO. La terra del Fucino è sempre più arida e la siccità sta mettendo in crisi l’agricoltura marsicana, ma attorno alla vicenda infuriano le polemiche. Mentre a Pescina, nel corso di un consiglio straordinario aperto, è stato trovato un accordo tra agricoltori e Consorzio di bonifica per la gestione dell’acqua, in tutto il Fucino gli agricoltori sono sul piede di guerra. La Confagricoltura, riguardo ai giorni di stop per l’irrigazione, parla di «iniziative schizofreniche». La Cia, invece, di «incapacità nel Consorzio di bonifica nel prevedere un servizio uguale per tutti i consorziati». Nel corso del consiglio straordinario giovedì sera a Pescina è stato affrontato il problema della siccità. Nella zona c’è un impianto a pressione gestito dal Consorzio che aspira l’acqua dal fiume Giovenco.
A causa della scarsità dell’acqua il Consorzio ha chiuso gli impianti perché ci sono difficoltà nella distribuzione. Nel corso dell’assise civica Dino Iacutone, presidente del Consorzio di bonifica, ha lanciato la proposta di dare in gestione l’impianto agli agricoltori, in modo che possano gestirlo direttamente. L’idea è piaciuta ed è stata accolta dagli agricoltori. Quattro persone, in base alle diverse zone, sono state elette e si occuperanno di organizzare il servizio. L’assemblea ha inoltre votato all’unanimità una mozione nei confronti della Regione per la realizzazione di vasche di accumulo lungo il fiume. Si tratta ovviamente di progetti a lungo termine. L’emergenza però continua.
«Le imprese agricole», ha affermato il vicepresidente di Confagricoltura, Felice Lobene, «sono frastornate da schizofreniche iniziative che disorientano i produttori che, nella disperazione, assumono comportamenti irrazionali e autolesionisti. La chiusura di quattro giorni dell’irrigazione, assunta dal Consorzio», ha aggiunto Lobene, «contro il parere delle organizzazioni agricole e e della stessa maggioranza del consiglio, non ha risolto il problema. Confagricoltura, che ha riconosciuto alla Provincia e all’assessore Michele Fina l’impegno profuso per raccogliere in un unico tavolo di decisione le numerose parti in causa, suggerisce al Consorzio di bonifica e all’Arssa di ricercare competenze altrove che sappiano validare sul piano tecnico e scientifico le migliori soluzioni al problema».
La Cia, invece, spera che le disparità tra le aziende del Fucino vengano colmate. «Gran parte delle aziende», ha affermato Pietro Spitali, vicepresidente provinciale della Cia, «almeno il 50 per cento, a prescindere dai provvedimenti adottati, vengono penalizzate perché non possono usufruire in alcun caso dell’acqua. Si tratta di quei terreni nel bacinetto e da Strada 12 fino ad Avezzano. C’è un’incapacità nel Consorzio di bonifica nel prevedere ed erogare il servizio a tutti i consorziati». La Cia ha prospettato un sistema di chiuse a paratie a zona, come avviene in altri bacini, con una turnazione. Dal Consorzio, però, hanno ribadito che «nel Fucino ci sono canali di bonifica per fare uscire l’acqua e non canali di accumulo che possano trattenerla».
A causa della scarsità dell’acqua il Consorzio ha chiuso gli impianti perché ci sono difficoltà nella distribuzione. Nel corso dell’assise civica Dino Iacutone, presidente del Consorzio di bonifica, ha lanciato la proposta di dare in gestione l’impianto agli agricoltori, in modo che possano gestirlo direttamente. L’idea è piaciuta ed è stata accolta dagli agricoltori. Quattro persone, in base alle diverse zone, sono state elette e si occuperanno di organizzare il servizio. L’assemblea ha inoltre votato all’unanimità una mozione nei confronti della Regione per la realizzazione di vasche di accumulo lungo il fiume. Si tratta ovviamente di progetti a lungo termine. L’emergenza però continua.
«Le imprese agricole», ha affermato il vicepresidente di Confagricoltura, Felice Lobene, «sono frastornate da schizofreniche iniziative che disorientano i produttori che, nella disperazione, assumono comportamenti irrazionali e autolesionisti. La chiusura di quattro giorni dell’irrigazione, assunta dal Consorzio», ha aggiunto Lobene, «contro il parere delle organizzazioni agricole e e della stessa maggioranza del consiglio, non ha risolto il problema. Confagricoltura, che ha riconosciuto alla Provincia e all’assessore Michele Fina l’impegno profuso per raccogliere in un unico tavolo di decisione le numerose parti in causa, suggerisce al Consorzio di bonifica e all’Arssa di ricercare competenze altrove che sappiano validare sul piano tecnico e scientifico le migliori soluzioni al problema».
La Cia, invece, spera che le disparità tra le aziende del Fucino vengano colmate. «Gran parte delle aziende», ha affermato Pietro Spitali, vicepresidente provinciale della Cia, «almeno il 50 per cento, a prescindere dai provvedimenti adottati, vengono penalizzate perché non possono usufruire in alcun caso dell’acqua. Si tratta di quei terreni nel bacinetto e da Strada 12 fino ad Avezzano. C’è un’incapacità nel Consorzio di bonifica nel prevedere ed erogare il servizio a tutti i consorziati». La Cia ha prospettato un sistema di chiuse a paratie a zona, come avviene in altri bacini, con una turnazione. Dal Consorzio, però, hanno ribadito che «nel Fucino ci sono canali di bonifica per fare uscire l’acqua e non canali di accumulo che possano trattenerla».