Più corsi a numero chiuso il cda boccia la rettrice
Il consiglio di amministrazione blocca il pacchetto proposto dalla Inverardi L’unione degli studenti: la proposta va modificata, basta con le forzature
L’AQUILA. Il Senato accademico ha detto sì all’introduzione del numero chiuso, ma ieri – nel corso di una riunione infuocata – il consiglio di amministrazione dell’Università ha bocciato la proposta sostenuta della rettrice Paola Inverardi. Niente numero programmato per i corsi di laurea in Biotecnologie, Psicologia, Scienze motorie e Biologia, così come previsto nella proposta formativa presentata dalla rettrice che, però, non molla. «Tra una settimana riproporrò al cda l’intero pacchetto formativo, numero programmato incluso», ha annunciato Paola Inverardi in una conferenza stampa tenuta nell’atrio del rettorato, a riunione ancora in corso. Ma il colpo è stato pesante.
«Il numero chiuso è una strada inevitabile», ha aggiunto, «perché le regole per il prossimo anno accademico saranno più stringenti. Abbiamo il problema della sostenibilità delle docenze rispetto al numero degli iscritti. La nostra proposta di introduzione del numero programmato per alcuni corsi di laurea scaturisce dal fatto di non poter rispettare il rapporto studenti-docenti-strutture». Ma il cda dell’Ateneo, ha risposto picche alla rettrice e al Senato accademico, sostenendo che «estendere il numero chiuso ad altri corsi di laurea, nel momento in cui è prevista la reintroduzione del pagamento delle tasse (sospese dopo il terremoto), potrebbe provocare una vera e propria fuga degli studenti dall’Aquila».
«Una paura del tutto ingiustificata», ha insistito la rettrice. «Io non ho così poca stima del nostro Ateneo e del suo valore dal punto di vista dell’offerta formativa. Dobbiamo affrontare i problemi e non pensare di risolverli drogando il sistema, visto che siamo uno dei pochi Atenei a non avere ancora introdotto il numero chiuso per i corsi di laurea in questione. La vera battaglia da fare è quella di mettere in campo iniziative contro l’abbandono. E credo», ha aggiunto sapendo di sollevare un vespaio di polemiche, «che questo cda, che non rispecchia la maggioranza che mi ha eletto, ha deciso in modo schizofrenico, lasciandosi trasportare da motivi ideologici».
«Una bocciatura secca che non potrà essere riportata all’approvazione l’ultimo giorno utile», è il commento del l’Unione degli universitari (Udu) che ha invitato la Inverardi «ad evitare forzature sugli organismi. Lo statuto dell’Università prevede che tutti gli atti regolamentari passino al Senato solo dopo il parere favorevole del cda. La rettrice», ha aggiunto l’Udu, «ha stravolto l’iter portando al Senato una delibera senza l’obbligatorio parere del consiglio studentesco e quello necessario del cda. Lo stravolgimento dell’iter e l’introduzione, in questo contesto, del numero programmato hanno portato alla sonora bocciatura. L’Ateneo deve approvare entro metà maggio tutti gli atti definitivi sull’offerta formativa, ma il cda non è l’organo di ratifica delle “visioni” della rettrice. Noi non cederemo al ricatto morale di una proposta, bocciata, riportata senza modifiche all’approvazione l’ultimo giorno utile. A questo punto è l’intera offerta formativa ad essere a rischio e siamo noi a chiedere alla rettrice un atto di responsabilità».
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