BARISCIANO / OMICIDIO
Piante di marijuana nel garage dell’orrore
Lite per la droga o furto finito male dietro al delitto dell’operaio dell’Asm. Sequestrato il martello che può averlo colpito
L’AQUILA. «Essere coraggiosi vuol dire avere paura...ma andare avanti lo stesso». Paolo D’Amico – che ha postato questa citazione sul suo profilo Facebook, ha certamente avuto paura, quando ha incrociato lo sguardo con l’uomo (uno o più di uno) senza volto che lo ha massacrato dentro la casetta nelle campagne tra San Gregorio e Barisciano. L’operaio dell’Asm ha reagito, ha avuto una colluttazione col misterioso carnefice. Che gira libero da giorni. Il segno è un giubbotto parzialmente strappato. La presenza di sostanze stupefacenti da analizzare nel garage degli orrori, come anticipato ieri dal Centro, ha trovato riscontri effettivi in quanto si tratta di svariate piante di marijuana in fase di essiccazione. Notati anche un paio di bilancini.
MARTELLO A TERRA. Sotto sequestro un martello, lasciato vicino alla porta, col quale l’operaio potrebbe essere stato colpito, oltre ad altri utensili a punta. Saranno sottoposti tutti a perizia. Come il telefonino cellulare. Con le ultime chiamate in grado di dare una lettura a quello che sembra essere un rompicapo per gli stessi investigatori. Dall’autopsia, in programma dopodomani, le prime risposte: data della morte, entità dei traumi, tipologia – e gerarchia – delle ferite, caratteristiche del corpo contundente e dell’arma da taglio che lo ha oltraggiato una e più volte al petto.
CASETTA BLINDATA. Le quattro mura in mezzo al verde, dove l’uomo trascorreva il suo tempo libero facendo lavoretti e migliorie nei dintorni, sono diventate la sua tomba. Solo queste mura hanno visto cos’è accaduto (sabato o domenica è ancora da stabilire) quando l’operaio dell’Asm ha risposto all’appuntamento col destino. Tutta l’area, casetta e terreno circostante, è tuttora sotto sequestro. Proseguono gli accertamenti, che si stanno concentrando sul garage. La scena del crimine è circoscritta alla parte bassa della villetta. Nell’appartamento, al quale si accede da una scalinata, non manca nulla. Se è un furto, allora, non sembra esserci il bottino. E la presenza di sostanza stupefacente, di per sé, non significa che il movente sia automaticamente da rubricare come un fatto di droga. Né tantomeno può essere il salvacondotto per compiere uno scempio del genere. Le risposte che il fratello Alvaro – il primo ad averlo trovato senza vita – e gli altri familiari attendono sono tante. Almeno pari ai dubbi che si addensano sulla vicenda. Si scava, dunque nella vita del 55enne. Tra le sue conoscenze e frequentazioni, lavorative e non. Nella rete amicale la cui mappa si sta ricostruendo, non senza fatica, in queste ore.
RAFFICA DI INTERROGATORI. Aveva dei nemici, l’operaio dell’Asm con la passione per i mobili antichi da restaurare le cui origini materne si rintracciano a Molina Aterno, ma che parlava con cadenza romanesca, visto che proveniva dalla capitale? Ha pestato i piedi a qualcuno? Ha sbagliato forse a dare fiducia a qualcun altro, aprendo magari la porta (trovata poi chiusa, tanto da dover essere forzata) al suo assassino? Questi alcuni degli interrogativi sul tappeto. Cominciata, dunque, la sfilata di persone informate sui fatti che potrebbero fornire indicazioni utili a far prendere alle indagini una strada ben definita. Anni fa l’operaio, già iscritto alla Cgil, chiese aiuto per farsi patrocinare in una controversia di lavoro, una sorta di procedimento disciplinare. Ma la vertenza è risalente nel tempo. Più di recente, aveva avuto grane legate ai lavori di costruzione della casa. Conduceva una vita normale. Ultimamente chi lo conosceva riferisce di averlo sentito parlare di problemi di salute. Ma il suo pensiero più grande era la casa. Che aveva avuto il coraggio di costruirsi in mezzo alla campagna, fidando nella bontà degli uomini. E nella compagnia dei fedeli cani da guardia, che ora vagano smarriti.
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