Presa la gang del pestaggio in centro
Denunciati in tre dopo l’aggressione a un giovane picchiato per aver difeso due coetanee all’uscita da un locale
L’AQUILA. Picchiato per aver difeso due ragazze. Pugni e calci fino a rompere il naso a quel coetaneo che aveva abbracciato, e portato via da quella comitiva ritenuta pericolosa, le studentesse appena conosciute in un locale vicino alla Fontana luminosa. Il movente, secondo la polizia, il rifiuto delle ragazze di farsi una «tirata». E la scelta, condivisa dal 21enne aquilano vittima del pestaggio, di non accettare la loro compagnia. La squadra Mobile della questura dell’Aquila individua e denuncia per lesioni aggravate in concorso tre giovani stranieri. Uno è un minorenne, gli altri due sono l’ucraino S.K., di 20 anni, residente nell’Aquilano e l’albanese di 21 anni M.A., già finito nel mirino degli investigatori nell’ambito di un’analoga indagine su episodi di bullismo avvenuti nel 2010. Secondo la ricostruzione dei fatti, la posizione dell’albanese appare più defilata. Non avrebbe preso parte direttamente al pestaggio ma avrebbe atteso in macchina.
«QUI NON È IL BRONX». Le indagini per arrivare a definire i contorni della brutale aggressione avvenuta la notte del 13 gennaio in centro storico durano un mesetto. «Nessuno ha sottovalutato nulla, nulla qui viene preso come una ragazzata, come si è scritto sui giornali riportando il pensiero di altri», esordisce il capo della Mobile Maurilio Grasso. «E neppure L’Aquila è da considerarsi come il Bronx perché è una città che presenta, sì, le sue problematiche ma qui la sera i ragazzi possono ancora uscire tranquilli. Riteniamo che non si debba parlare di allarme sociale. Queste cose non dico che ci hanno dato fastidio ma comunque ci hanno spronato maggiormente a chiudere subito questa partita individuando i responsabili». Il riferimento è alla lettera del padre del ragazzo picchiato, grazie alla quale viene fuori l’episodio.
L’ABBORDAGGIO. La notte tra il 12 e il 13 gennaio un ragazzo aquilano di 21 anni decide di farsi un giro nei locali della movida che va in scena dal giovedì in poi tra i palazzi puntellati. Lì conosce due studentesse universitarie con le quali trascorre la serata. Davanti a uno dei locali le giovani vengono avvicinate dai tre stranieri coi quali scambiano qualche parola anche in spagnolo. Da lì all’offerta di consumare un po’ di droga insieme il passo è breve. Ma non si sa se è un modo per farsi grandi. Su questo aspetto mancano i riscontri. Le ragazze rifiutano l’offerta e la compagnia. Dopo un po’ le due escono dal locale insieme all’aquilano e vanno verso la Fontana luminosa. I tre stranieri li seguono a bordo di una Fiat 600 col portapacchi, intestata alla madre di uno dei ragazzi. Li avvicinano, dicono qualcosa e loro non comprendono. A quel punto l’aquilano le stringe a sé per portarle via da quello che ritiene, a ragione, un pericolo imminente. Quando le ragazze e l’aquilano fanno per affrettare il passo, vengono raggiunti da due del gruppo che gettano a terra il ragazzo e lo riempiono di calci e pugni e gli rompono il naso. Poi fuggono in macchina.
LA RICERCA. Le telecamere non aiutano le indagini. Allora la polizia (che cerca un sudamericano) si muove scandagliando 2800 nomi di stranieri in provincia. Tra i 18 e i 25 anni ne trova 4. Da qui, attraverso le testimonianze, si risale al terzetto che ora è nei guai.
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