Processo Grandi Rischi, l'esperto russo"All'Aquila c'erano indicatori di forte rischio"
di Giustino Parisse
La testimonianza di Vladimir Kossobokov (nella foto): "Uno sciame sismico come quello dell'Aquila poteva essere precursore di una forte scossa di terremoto"
L'AQUILA. "Uno sciame sismico come quello dell'Aquila poteva essere precursore di una forte scossa di terremoto". È in sintesi il significato della testimonianza di Vladimir Kossobokov nel corso della sedicesima udienza del processo alla commissione Grandi rischi, che si è appena conclusa al tribunale dell'Aquila.
I sette componenti del'organo consultivo della presidenza del Consiglio riuniti all'Aquila il 31 marzo del 2009, in pieno sciame sismico, cinque giorni prima del tragico terremoto, sono accusati di aver compiuto analisi superficiali e aver dato false rassicurazioni agli aquilani, indicendo i cittadini a non adottare le precauzioni tradizionali come quella di uscire di casa dopo una forte scossa.
L'esperto è stato chiamato dall'avvocato di parte civile Wania Della Vigna e la sua testimonianza, avvenuta grazie alla presenza di una traduttrice, è da considerarsi importante perché Kossobokov fin da subito dopo il sisma ha assunto una posizione molto critica nei confronti delle risultanze della riunione della Cgr. Tanto che, nel giugno del 2010, il russo ha rifiutato di firmare una lettera aperta di sostegno agli scienziati messi sotto accusa, parlando di "polemica orchestrata" nonché di "malafede scientifica".
Rispondendo alle domande dei cronisti dopo la deposizione, Kossobokov ha chiarito che "non si tratta di indovinare, ma di fare predizioni", ribadendo che lo sciame andava valutato diversamente dal punto di vista del rischio sismico. L'esperto russo all'interno della comunità scientifica viene ritenuto essere un grande oppositore di Enzo Boschi, già presidente dell'Ingv e uno dei sette imputati di questo processo.
Dopo Kossobokov, sono continuate le testimonianze di parte civile davanti al giudice Marco Billi con l'ascolto di alcuni familiari delle vittime che come in molte udienze precedenti hanno evidenziato che il loro atteggiamento di allerta verso il sisma mutò dopo le rassicurazioni della Commissione.
I sette componenti del'organo consultivo della presidenza del Consiglio riuniti all'Aquila il 31 marzo del 2009, in pieno sciame sismico, cinque giorni prima del tragico terremoto, sono accusati di aver compiuto analisi superficiali e aver dato false rassicurazioni agli aquilani, indicendo i cittadini a non adottare le precauzioni tradizionali come quella di uscire di casa dopo una forte scossa.
L'esperto è stato chiamato dall'avvocato di parte civile Wania Della Vigna e la sua testimonianza, avvenuta grazie alla presenza di una traduttrice, è da considerarsi importante perché Kossobokov fin da subito dopo il sisma ha assunto una posizione molto critica nei confronti delle risultanze della riunione della Cgr. Tanto che, nel giugno del 2010, il russo ha rifiutato di firmare una lettera aperta di sostegno agli scienziati messi sotto accusa, parlando di "polemica orchestrata" nonché di "malafede scientifica".
Rispondendo alle domande dei cronisti dopo la deposizione, Kossobokov ha chiarito che "non si tratta di indovinare, ma di fare predizioni", ribadendo che lo sciame andava valutato diversamente dal punto di vista del rischio sismico. L'esperto russo all'interno della comunità scientifica viene ritenuto essere un grande oppositore di Enzo Boschi, già presidente dell'Ingv e uno dei sette imputati di questo processo.
Dopo Kossobokov, sono continuate le testimonianze di parte civile davanti al giudice Marco Billi con l'ascolto di alcuni familiari delle vittime che come in molte udienze precedenti hanno evidenziato che il loro atteggiamento di allerta verso il sisma mutò dopo le rassicurazioni della Commissione.
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