Restaurata la statua di Sant’Antonio di Saturnino Gatti
Il terremoto l’aveva ridotta in 800 minuscoli frammenti La Arbace: «Sarà esposta al Munda in zona 99 Cannelle»
L’AQUILA. Il terremoto l’aveva ridotta in ottocento frammenti, difficilmente distinguibili l’uno dall’altro. Esattamente otto anni dopo, giovedì, la statua di Sant’Antonio abate di Saturnino Gatti, in terracotta policroma, sarà esposta al Munda (Museo nazionale d’Abruzzo), nella zona delle 99 Cannelle.
«Anche l’arte può rivivere se sottoposta alle cure giuste», spiega la direttrice del polo museale, Lucia Arbace. «Questa statua, fino a un paio d’anni fa data per irrecuperabile, ne è la testimonianza e vuole essere un simbolo di rinascita in occasione di un anniversario che non può essere ignorato». Quel che rimaneva del Sant’Antonio inizialmente fu portato e conservato all’interno di cinque cassette nel deposito Paludi di Celano. Il restauro vero e proprio è partito nel 2014 a seguito di una erogazione del Ministero a vantaggio della Soprintendenza diretta dalla stessa Arbace. «A fronte di un finanziamento complessivo di 100mila euro, destinato a molte opere, fu inserito un fondo quasi residuale per tentare la catalogazione degli 800 frammenti», spiega la direttrice. «Quando abbiamo avviato questa operazione non avevamo nessuna certezza di esito positivo. Sembravano quasi soldi buttati. Dopo la fase di catalogazione dei frammenti, avvenuta a Roma, è stato dato un nuovo incarico: a quel punto avevamo la sicurezza che la scultura si potesse recuperare».
Il responsabile unico del procedimento per il restauro è stata la dottoressa Anna Colangelo, il direttore dei lavori Caterina Dalia. «Avevo molto a cuore questa scultura che proviene dalla stessa chiesa che ospitava il presepe di Saturnino Gatti, esposto al Munda: la chiesa di Santa Maria del ponte di Tione, la stessa dov’era il trittico di Beffi», continua l’Arbace. «Intorno agli anni ’20 le opere della chiesa sono state musealizzate. Il Sant’Antonio nel 2009 si trovava in una delle sale del primo piano al castello cinquecentesco. A seguito del terremoto si è ribaltata la base su cui era poggiata la statua perché il vecchio perno non era in asse e la base stessa era troppo piccola». Adesso la statua tornerà vicino al presepe di Gatti nella stanza centrale del Munda, migliorata rispetto al 2009. «Ha riguadagnato un baricentro giusto, i frammenti sono stati tutti quanti ripuliti», continua la direttrice. «A livello di integrazione è stato fatto il minimo indispensabile per garantire la leggibilità dell’opera, è quasi tutto originale». Anche la struttura di sostegno è stata riprogettata e realizzata dall’ingegner Giovanni Santinelli. A occuparsi del restauro è stato il consorzio “Le arti” di Roma e in particolare Antonella Amoruso, Elisabetta Biscarini, Giulia Cervi e Silvia Pissagroia.
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