LA SENTENZA
Rigopiano bis, le reazioni: "Così muore la prevenzione in Italia"
I parenti delle vittime: "Tutte le allerte valanga sono state ignorate". L'avvocato di parte civile: "Non c'è giustizia di fronte alla morte"
L'AQUILA. «Tutte le allerte valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia. Che la facciamo a fare?»: è il commento di Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne addetto alla reception dell'hotel Rigopiano, morto il 18 gennaio 2017 nella struttura di Farindola (Pescara) travolta da una valanga. «Ho provato molta confusione. Non hanno reso giustizia. Sono molto amareggiato perché non sono stati puniti i maggiori responsabili» ha aggiunto Bonifazi.
Romolo Reboa, avvocato di parte civile: «Ci sembra che la Corte abbia ragionato in termini di giustizia. Le sentenze si commentano leggendole. Non c'è giustizia di fronte alla morte. C'è la possibilità di avere risarcimenti e ristori. Sono processi in cui gli essere umani devono essere rispettati, anche quanti sono stati condannati. Ci sembra che questa sentenza possa riaprire degli spazi».
Alessio Feniello, padre di Stefano, il giovane di 28 anni morto, insieme ad altre 28 persone, sotto le macerie dell'hotel Rigopiano: «Ci aspettavamo di più. La condanna della Regione e della Provincia. Non penso che sia una cosa normale tirare dentro un tecnico comunale e l'ex prefetto per depistaggio. Andavano condannati altri personaggi. Se oggi avessero preso tutti l'ergastolo a me non cambiava nulla. Potevo guardare la foto di mio figlio e dire ho fatto il mio dovere per darti giustizia».