Santa Maria, lavoratori via dal tetto
I dipendenti della clinica avezzanese soddisfatti dalla decisione della Regione.
AVEZZANO. Sono rimasti 78 ore asserragliati sul tetto della clinica dove hanno anche montato delle tende per passare la notte, intenzionati a non mollare fino a quando le istituzioni non avessero trovato una soluzione alla loro drammatica situazione. Ieri la svolta. L’approvazione da parte del consiglio regionale della legge che blocca gli accreditamenti alle cliniche che non pagano gli stipendi ha convinto i cinque rappresentati dei lavoratori ad abbandonare la protesta e a scendere dal tetto della clinica Santa Maria. «Rimane la mobilitazione», hanno annunciato i lavoratori, «la legge non ci soddisfa affatto, i tempi di attesa per conoscere la nostra sorte sono troppo lunghi e non ci sono garanzie sul nostro futuro». I lavoratori erano saliti sul tetto sabato intorno alle 14.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la revocata da parte della Uil dal 13 novembre della protesta con astensione dal lavoro (inerente gli ambulatori esterni e mantenendo le prestazioni per le donne in gravidanza), proclamata il 4 novembre. A sostenere i cinque lavoratori saliti sul tetto c’erano, davanti alla clinica, medici, infermieri e operatori sanitari della struttura che fino a sera hanno manifestato con slogan e striscioni la loro contrarietà al mancato decisionismo da parte della Regione. La mobilitazione cresciuta e i lavoratori hanno montato le tende con la chiara intenzione di voler andare avanti a lungo con la protesta. Infatti quando Vincenzo Angelini è arrivato alla clinica lunedì pomeriggio i lavoratori erano ancora sul tetto. Ci sono stati momenti di tensione.
Mentre il proprietario della struttura sanitaria dalla strada parlava in strada alla folla è sorto un battibecco con una dei presenti. Angelini ha tentato di raggiungere la donna che gli dava del «buffone» e a quel punto la polizia ha ritenuto opportuno intervenire bloccandolo con la forza. Ha così poi chiesto alle forze dell’ordine di acquisire i nominativi in caso di insulti nei suoi confronti. La discussione è continuata in modo acceso e i dipendenti hanno annunciato di essere intenzionati a interrompere il servizio entro due giorni. Vincenzo Angelini li ha invitati ad attendere un’altra settimana promettendo di provare a ottenere un nuovo credito finanziario in extremis.
Una delegazione di lavoratori, nel frattempo, è stata ricevuta dal Prefetto dell’Aquila Franco Gabrielli che si è impegnato ad analizzare la situazione e a fornire una risposta nel giro di qualche giorno. Dopo l’approvazione della legge i lavoratori sono scesi dal tetto ma assicurano che la protesta non finirà. «Dal momento in cui la legge verrà pubblicata sul Bura», spiegano i lavoratori, «l’azienda verrà messa in mora per un massimo di 60 giorni. Per regolarizzare gli obblighi retributivi la proprietà avrà a disposizione ancora 90 giorni. Tempi troppo lunghi per noi che non prendiamo un euro da sette mesi, e che non ci danno certezze».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la revocata da parte della Uil dal 13 novembre della protesta con astensione dal lavoro (inerente gli ambulatori esterni e mantenendo le prestazioni per le donne in gravidanza), proclamata il 4 novembre. A sostenere i cinque lavoratori saliti sul tetto c’erano, davanti alla clinica, medici, infermieri e operatori sanitari della struttura che fino a sera hanno manifestato con slogan e striscioni la loro contrarietà al mancato decisionismo da parte della Regione. La mobilitazione cresciuta e i lavoratori hanno montato le tende con la chiara intenzione di voler andare avanti a lungo con la protesta. Infatti quando Vincenzo Angelini è arrivato alla clinica lunedì pomeriggio i lavoratori erano ancora sul tetto. Ci sono stati momenti di tensione.
Mentre il proprietario della struttura sanitaria dalla strada parlava in strada alla folla è sorto un battibecco con una dei presenti. Angelini ha tentato di raggiungere la donna che gli dava del «buffone» e a quel punto la polizia ha ritenuto opportuno intervenire bloccandolo con la forza. Ha così poi chiesto alle forze dell’ordine di acquisire i nominativi in caso di insulti nei suoi confronti. La discussione è continuata in modo acceso e i dipendenti hanno annunciato di essere intenzionati a interrompere il servizio entro due giorni. Vincenzo Angelini li ha invitati ad attendere un’altra settimana promettendo di provare a ottenere un nuovo credito finanziario in extremis.
Una delegazione di lavoratori, nel frattempo, è stata ricevuta dal Prefetto dell’Aquila Franco Gabrielli che si è impegnato ad analizzare la situazione e a fornire una risposta nel giro di qualche giorno. Dopo l’approvazione della legge i lavoratori sono scesi dal tetto ma assicurano che la protesta non finirà. «Dal momento in cui la legge verrà pubblicata sul Bura», spiegano i lavoratori, «l’azienda verrà messa in mora per un massimo di 60 giorni. Per regolarizzare gli obblighi retributivi la proprietà avrà a disposizione ancora 90 giorni. Tempi troppo lunghi per noi che non prendiamo un euro da sette mesi, e che non ci danno certezze».