Senza reddito ma con beni per un milione di euro: maxi sequestro nella Marsica
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Secondo le indagine il patrimonio della famiglia composta da sei persone è frutto di attività illecite
AVEZZANO. Beni immobili per oltre un milione di euro sono stati sequestrati ad una famiglia priva di reddito della Marsica. Il gruppo famigliare, di origini rom, è composto da sei persone con a capo Silvio Ferdinando. La misura di prevenzione patrimoniale è stata disposta dal Tribunale di L’Aquila, su proposta del questore di L’Aquila Alfonso Terribile. Dalle indagini sarebbe emerso che quanto posseduto dalla famiglia - di cui alcuni componenti sono gravati da precedenti di polizia - sia frutto di attività illecite. Su alcuni dei suoi componenti - come ha spiegato la dirigente della Divisione Anticrimine della questura dell’Aquila, Gabriella Ligregni, gravano precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti.
In particolare, il sequestro ha riguardato due ville ad Avezzano, due appartamenti nello stesso Comune e un terreno ubicato a Ferentino (Frosinone). All’operazione hanno collaborato anche le questure di Frosinone, Milano, Siena e Bologna dove hanno sede legale alcuni istituti bancari presso i quali sono stati bloccati alcuni rapporti finanziari, come avvenuto anche in alcuni uffici postali.
Dopo gli accertamenti voluti dal questore il Tribunale (presidente il giudice Grieco) ha ritenuto alcuni componenti la famiglia Ferdinando socialmente pericolosi, solitamente dediti a traffici delittuosi e con un tenore di vita tale da far ritenere che vivevano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività illecite.
L’attività di indagine patrimoniale trae origine proprio dall’analisi dei comportamenti e del tenore di vita degli indagati da parte del Commissariato di Avezzano diretto dal vice questore Paolo Gennaccaro, presente alla conferenza stampa con Alessandro Gini, capo di Gabinetto del questore.
Il lavoro di riscontro incrociato dei dati acquisti effettuato sia dall’Anticrimine che dal commissariato di polizia, oltre alla Compagnia della Guardia di Finanza di Avezzano, ha permesso di accertare la sussistenza di una notevole sproporzione tra i redditi dichiarati, spesso pari allo zero, ed il valore dei beni nell’effettiva disponibilità della famiglia rom i cui membri non risultano svolgere attualmente alcuna attività lavorativa.
Il valore complessivo degli immobili posti sotto sequestro supera il milione e duecento mila euro, somma alla quale vanno aggiunti numerose auto e beni di valore tra denaro contante e diversi oggetti in oro. La stima definitiva deve essere ancora quantificata poichè le perquisizioni non sono terminate.
I destinatari della misura patrimoniale temendo provvedimenti di sequestro già applicati a loro parenti residenti ad Avezzano, a Frosinone e a Roma - è stato spiegato durante l’incontro con la stampa - hanno tentato vanamente di occultare il patrimonio immobiliare (ad esempio costituendo un fondo patrimoniale) e schermando la propria disponibilità economica (scegliendo, sempre ad esempio, di utilizzare numerose autovetture a noleggio anzichè acquistarle, nonchè utilizzare macchine intestate a terzi ma avendone la piena disponibilità.
Il recupero dei beni acquisiti grazie alle ativvità illecite - è stato sottolineato dagli investigatori - permette di riaffermare la legalità nella collettività marsicana. Agli uomini della Guardia di Finanza della Compagnia di Avezzano, come ha sottolineato il comandante, il capitano Giovanni Marra, è stato affidato dal questore il compito di ricostruire tutto il flusso finanziario con numerosi riscontri incrociati dai quali è emersa in tutta la sua evidenza la non conciliabilità tra i redditi dichiarati dai componenti la famiglia avezzanese con il loro tenore di vita.
È la prima volta che a L’Aquila viene eseguita una misura patrimoniale su proposta del questore il quale, ha spiegato la dirigente Gabriella Ligregni, allo scopo di contrastare in maniera più efficace la macro-criminalità, ha ritenuto di costituire un anno fa la sezione misure patrimoniali in seno alla divisione anticrimine della questura.