parco commerciale
Sulmona, pratica ferma da anni: imprenditore costretto allo sciopero della fame
Clamorosa protesta dell’Imprenditore Giancarlo Marcelli contro Provincia e Comune: «Così vanno in fumo 200 posti di lavoro»
SULMONA. Da ieri mattina ha iniziato una clamorosa protesta contro Comune e Provincia, minacciando lo sciopero della fame, per denunciare lo stallo in cui versa il progetto per la realizzazione del Parco commerciale Rubeo che, secondo i piani degli ideatori, porterebbe 200 posti di lavoro. Giancarlo Marcelli, nuovo responsabile del progetto, si è insediato in un piccolo ufficio ricavato all'interno di uno dei capannoni già pronti per ospitare il Parco commerciale, dicendo che vi resterà ad oltranza fino a quando il problema non sarà risolto.
Megafono in mano ha urlato tutta la sua rabbia per denunciare una situazione paradossale che da circa sette anni è ferma al palo, con gravi ripercussioni economiche sia sui promotori del progetto, sia per lo sviluppo economico del territorio.
«Stanno buttando all’aria quasi 300 posti di lavoro», spiega Marcelli, «da anni dal Comune e dalla Provincia che controllano e rilasciano le autorizzazioni e le licenze commerciali in quest'area, si va avanti solo con promesse. Eppure in altre zone della stessa area industriale continuano a nascere negozi e magazzini vari. Due pesi e due misure che costituiscono una vera ingiustizia per chi ha investito tante risorse economiche in un progetto che farebbe solo bene all'economia di questa città». Nel corso degli anni, dopo essere stata spinta a investire dagli stessi enti pubblici che ora fanno orecchie da mercante, con il rilascio di documenti che attestavano la bontà del progetto, la Konor ha dovuto anche mostrare i pugni con ricorsi, diffide ed esposti tanto che si è mossa anche la guardia di finanza con controlli nelle aree del nucleo industriale che ospitano esercizi commerciali e servizi. Ma al momento tutto tace nonostante siano state accertate, all'interno della zona industriale di Sulmona, numerose situazioni anomale o illegali. La Konor si è rivolta anche ai giudici amministrativi annunciando di essere pronta a chiedere un consistente risarcimento di 30 milioni di euro, qualora venissero accertate le responsabilità da parte del Comune e della Provincia. Una spada di Damocle che pende sulla testa dei due enti pubblici che farebbe molto male nel caso i giudici dovessero dare ragione alla ditta Konor.
«Aspetterò ancora qualche giorno», incalza Marcelli, «se in questo frangente non otterrò delle precise risposte sia dal Comune che dalla Provincia, la protesta diventerà ancora più eclatante. Non escludo nulla perché, a questo punto, siamo arrivati tutti al capolinea».
Claudio Lattanzio
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