Tassa di scopo per i monumenti
L’appello di sette ex ministri della cultura: ricostruire L’Aquila storica.
ROMA. Sette ex ministri della cultura, di maggioranza e di opposizione, hanno chiesto ieri al governo e a Sandro Bondi, titolare in carica, di individuare le risorse straordinarie per la ricostruzione dell’Aquila storica e di non escludere una tassa di scopo una tantum.
Non si deve attendere il sostegno di altri Stati: se verrà, sarà gradito e importante, ma non può rappresentare «l’unica speranza di rinascita di questa straordinaria città monumentale». Firme sotto l’appello: Rocco Buttiglione, Domenico Fisichella, Giovanna Melandri (promotrice dell’iniziativa), Antonio Paolucci, Alberto Ronchey, Giuliano Urbani e Walter Veltroni. La sola firma che manca è quella di Francesco Rutelli. La Melandri ha definito l’appello «garbato, gentile, costruttivo», ma ha anche parlato di allarme «per il grave stallo nel quale versa la ricostruzione del patrimonio storico». C’è bisogno urgente di un piano di restauro che possa individuare «priorità e precedenze». Stefania Pezzopane, presidente della Provincia, presente con il sindaco Massimo Cialente, ha invitato gli ex ministri all’Aquila per un G7 della cultura, «un summit certamente più domestico, ma forse più risolutivo». Oltre al centro storico dell’Aquila, la ricostruzione e il restauro devono riguardare i borghi di provincia danneggiati dal sisma del 6 aprile.
L’appello evoca il nome dell’ex sindaco di Firenze, Giorgio La Pira. Diceva che le città storiche sono delle incarnazioni, dove i caratteri formali dell’urbanistica e quelli ideali della storia si fondono insieme, «per rendere un’unica testimonianza alla bellezza della vita e del bene comune». La precarietà di oggi «trascende il singolo dolore e diventa sofferenza collettiva». C’è «il dovere di agire». Per la prima volta, «non sono i singoli monumenti ad essere stati abbattuti, ma l’intero impianto monumentale ed istituzionale di una città capoluogo». Recuperare la storia e l’arte di una città, «vuol dire salvaguardarne l’anima». L’esperienza passata fa capire le difficoltà dell’attuale ministro. Ma è un «dovere» - dice l’appello - opporsi a chi sostiene «la non opportunità di ricorrere a finanziamenti straordinari». Al contrario, «l’urgenza» di intervenire è sostenuta da tutti. Veltroni l’ha adoperata per dire che maggioranza e opposizione devono dare «risposte concrete a una comunità ferita».
Fisichella che è urgente ridare agli aquilani un’identità comunitaria e culturale. Concetto ripreso da Buttiglione: il recupero di singoli monumenti ha poco senso «se non inserito in quell’unità di contesto che rende l’arte umana e umanizzante». Ricostruire il tessuto della città, ha detto Paolucci, affinché le nuove generazioni non smarriscano il legame con L’Aquila storica. Individuare risorse per «una ricostruzione continuativa e ininterrotta nel medio e nel lungo periodo», dice Urbani.
Non si deve attendere il sostegno di altri Stati: se verrà, sarà gradito e importante, ma non può rappresentare «l’unica speranza di rinascita di questa straordinaria città monumentale». Firme sotto l’appello: Rocco Buttiglione, Domenico Fisichella, Giovanna Melandri (promotrice dell’iniziativa), Antonio Paolucci, Alberto Ronchey, Giuliano Urbani e Walter Veltroni. La sola firma che manca è quella di Francesco Rutelli. La Melandri ha definito l’appello «garbato, gentile, costruttivo», ma ha anche parlato di allarme «per il grave stallo nel quale versa la ricostruzione del patrimonio storico». C’è bisogno urgente di un piano di restauro che possa individuare «priorità e precedenze». Stefania Pezzopane, presidente della Provincia, presente con il sindaco Massimo Cialente, ha invitato gli ex ministri all’Aquila per un G7 della cultura, «un summit certamente più domestico, ma forse più risolutivo». Oltre al centro storico dell’Aquila, la ricostruzione e il restauro devono riguardare i borghi di provincia danneggiati dal sisma del 6 aprile.
L’appello evoca il nome dell’ex sindaco di Firenze, Giorgio La Pira. Diceva che le città storiche sono delle incarnazioni, dove i caratteri formali dell’urbanistica e quelli ideali della storia si fondono insieme, «per rendere un’unica testimonianza alla bellezza della vita e del bene comune». La precarietà di oggi «trascende il singolo dolore e diventa sofferenza collettiva». C’è «il dovere di agire». Per la prima volta, «non sono i singoli monumenti ad essere stati abbattuti, ma l’intero impianto monumentale ed istituzionale di una città capoluogo». Recuperare la storia e l’arte di una città, «vuol dire salvaguardarne l’anima». L’esperienza passata fa capire le difficoltà dell’attuale ministro. Ma è un «dovere» - dice l’appello - opporsi a chi sostiene «la non opportunità di ricorrere a finanziamenti straordinari». Al contrario, «l’urgenza» di intervenire è sostenuta da tutti. Veltroni l’ha adoperata per dire che maggioranza e opposizione devono dare «risposte concrete a una comunità ferita».
Fisichella che è urgente ridare agli aquilani un’identità comunitaria e culturale. Concetto ripreso da Buttiglione: il recupero di singoli monumenti ha poco senso «se non inserito in quell’unità di contesto che rende l’arte umana e umanizzante». Ricostruire il tessuto della città, ha detto Paolucci, affinché le nuove generazioni non smarriscano il legame con L’Aquila storica. Individuare risorse per «una ricostruzione continuativa e ininterrotta nel medio e nel lungo periodo», dice Urbani.