Ultimo saluto a don Mario storico parroco di Ovindoli
Dal 1970 al 2019 ha guidato i fedeli delle frazioni di Santa Jona e di San Potito Appassionato di storia, ha spinto gli scavi della Villa Imperiale. Ieri i funerali
AVEZZANO. Aveva 86 anni e una vita alle spalle intrisa di fede e affetto per la parrocchia e per i fedeli. È morto don Mario Del Turco, storico parroco delle frazioni di Ovindoli Santa Jona e San Potito. Originario di Collelongo, aveva trascorso gran parte della sua vita sulle montagne di Ovindoli e aveva guidato le parrocchie dal 1970 al 2019, quando dopo essere andato in pensione si era ritirato in una piccola abitazione di Avezzano. Religioso mite e buono, uomo di grande cultura, appassionato di storia e amante del territorio e delle sue tradizioni. Viene ricordato da tutti con affetto e stima.
La salma è stata esposta nella casa funeraria Rossi ad Avezzano fino alle 16.30 di ieri, dove sono arrivati tantissimi fedeli, amici e parenti per dargli l'ultimo saluto. Il funerale si è tenuto ieri pomeriggio alle 17, in cattedrale, ed è stato presieduto dal vescovo dei Marsi, monsignor Giovanni Massaro. Una cerimonia commuovente e sentita. Anche il sindaco di Ovindoli, Angelo Ciminelli, lo ha voluto ringraziare pubblicamente «per tutto quello che hai fatto per la comunità locale». Il parroco aveva richiesto esplicitamente di essere sepolto nella sua amata terra, nel comune di Ovindoli, nel cimitero di San Potito.
Oltre alla missione di pastore delle anime della parrocchia, don Mario era anche molto attento alla realtà sociale e culturale dei paesi dove svolgeva il suo ministero pastorale. Era un grande cultore dell'archeologia e della storia delle frazioni. Gran parte del merito della scoperta della Villa Imperale di San Potito va proprio a lui. Fu lui a prendere contatto con le autorità ungheresi e arrivò ad ospitare in canonica, nei locali vicino alla chiesa, gli archeologi ungheresi arrivati per riportare alla luce antichi tesori. E fu così che, a partire dal 1983, gli scavi archeologici portarono alla luce le strutture di una grande villa romana, sorta intorno al I secolo dopo Cristo con pavimentazioni a mosaico. «Era una persone di grande cultura», ricorda il consigliere regionale ed ex sindaco Simone Angelosante, «innamorato della storia delle nostre tradizioni locali. Ha fatto tante ricerche anche sulla derivazione del nome di Santa Jona e ha passato molto tempo negli archivi di Napoli e Roma. Era un punto di riferimento non solo religioso, ma anche per chi aveva problemi familiari o di altro genere, sempre pronto a dare consigli con modestia e umiltà».
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