Un Consorzio in bancarotta
Il neo commissario Verderosa: «Debiti per 5 milioni».
SULMONA. «Ho trovato una situazione drammatica. Il Consorzio è sotto di 5 milioni e stipendi ai dipendenti e servizi alle imprese sono a rischio». E’ la fotografia impietosa che del Consorzio industriale di Sulmona fa Marcello Verderosa, da tre mesi alla guida dell’Ente. Nominato commissario dalla Regione, di cui è funzionario, divide il suo tempo tra l’Aquila e Sulmona.
Il suo compito, al pari di quello degli altri commissari, è di gestire il Consorzio e al tempo stesso fornire alla Regione, entro due anni, indicazioni per varare quella riforma che dovrebbe portare allo scioglimento dell’Ente e alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo economico della Valle Peligna.
«Mi creda», riprende Verderosa «non so da dove cominciare. Il Consorzio è in un mare di debiti, e in tre mesi che mi trovo qui, all’infuori di qualche artigiano, non ho visto alcun imprenditore disposto a investire. Un quadro davvero desolante. Dia uno sguardo dalla finistra: l’area industriale sembra una landa deserta. Della situazione», rivela Verderosa «ho già informato l’assessore Castiglione. Mi ha promesso che verrà presto a Sulmona per rendersi conto di persona della situazione».
Ha idea di come si possa uscire da questo tunnel?
«Sfumato l’inserimento di Sulmona nella zona franca prevista del decreto per il terremoto, che avrebbe assicurato sgravi fiscali e finanziamenti a fondo perduto alle imprese, l’unica speranza rimane un intervento straordinario della Regione. Ma questo da solo non basterebbe. Occorre che il Consorzio recuperi i crediti e tagli le spese».
I crediti cui lei fa riferimento sono quelli della Saca, che gestisce il sistema idrico integrato?
«La società», sottolinea Verderosa «ha versato solo una parte della somma che ci deve per la depurazione delle acque di Sulmona».
Il Consorzio, proprietario del depuratore, accusa la Saca di tenere per sé i soldi incassati dagli utenti. Nei mesi scorsi l’Ente è arrivato a minacciare addirittura la sospensione del servizio. Verderosa spera che l’incontro tra Comune, Consorzio e Saca, che, su sua sollecitazione, il sindaco Federico dovrebbe promuovere, possa sbloccare la situazione. Si impone poi, secondo Verderosa, una drastica riduzione dell’organico, che costa al Consorzio un milione di euro l’anno. «Tredici dipendenti» osserva «francamente sono troppi. Ne basterebbero cinque».
Per una parte del personale dunque potrebbe scattare la mobilità. Gli obiettivi che Verderosa si prefigge sono due: ripianare i debiti del Consorzio, attraverso una gestione oculata, e garantire servizi adeguati alle imprese. «Da soli, però, non possiamo farcela. Serve l’aiuto della Regione», continua Verderosa. «Il nucleo industriale di Sulmona, per posizione geografica e infrastrutture, non ha niente da invidiare ad esempio a quello di Avezzano. Quello che a mio avviso manca è una politica di sostegno alle imprese già esistenti, che vogliono crescere, e che favorisca l’insediamento di nuove aziende. In tal senso, il Consorzio di Avezzano, che è in attivo, può fare molto. Quello di Sulmona, invece, è paralizzato dai debiti».
Il Consorzio di Sulmona è stato costituito nel 1970 da Comune, Provincia e Camera di Commercio per la promozione del territorio. Nel 1994 la Regione, con la legge 56, ne ha ampliato le competenze, garantendone le spese di funzionamento. Negli ultimi 15 anni il numero di aziende è cresciuto, passando da 55 a 92. Si tratta per lo più di imprese artigiane. L’unica fabbrica che occupa oltre 100 dipendenti è la Magneti Marelli. L’occupazione invece è crollata. La crisi industriale ha portato alla perdita di 662 posti di lavoro, un terzo rispetto al numero degli occupati.
Il suo compito, al pari di quello degli altri commissari, è di gestire il Consorzio e al tempo stesso fornire alla Regione, entro due anni, indicazioni per varare quella riforma che dovrebbe portare allo scioglimento dell’Ente e alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo economico della Valle Peligna.
«Mi creda», riprende Verderosa «non so da dove cominciare. Il Consorzio è in un mare di debiti, e in tre mesi che mi trovo qui, all’infuori di qualche artigiano, non ho visto alcun imprenditore disposto a investire. Un quadro davvero desolante. Dia uno sguardo dalla finistra: l’area industriale sembra una landa deserta. Della situazione», rivela Verderosa «ho già informato l’assessore Castiglione. Mi ha promesso che verrà presto a Sulmona per rendersi conto di persona della situazione».
Ha idea di come si possa uscire da questo tunnel?
«Sfumato l’inserimento di Sulmona nella zona franca prevista del decreto per il terremoto, che avrebbe assicurato sgravi fiscali e finanziamenti a fondo perduto alle imprese, l’unica speranza rimane un intervento straordinario della Regione. Ma questo da solo non basterebbe. Occorre che il Consorzio recuperi i crediti e tagli le spese».
I crediti cui lei fa riferimento sono quelli della Saca, che gestisce il sistema idrico integrato?
«La società», sottolinea Verderosa «ha versato solo una parte della somma che ci deve per la depurazione delle acque di Sulmona».
Il Consorzio, proprietario del depuratore, accusa la Saca di tenere per sé i soldi incassati dagli utenti. Nei mesi scorsi l’Ente è arrivato a minacciare addirittura la sospensione del servizio. Verderosa spera che l’incontro tra Comune, Consorzio e Saca, che, su sua sollecitazione, il sindaco Federico dovrebbe promuovere, possa sbloccare la situazione. Si impone poi, secondo Verderosa, una drastica riduzione dell’organico, che costa al Consorzio un milione di euro l’anno. «Tredici dipendenti» osserva «francamente sono troppi. Ne basterebbero cinque».
Per una parte del personale dunque potrebbe scattare la mobilità. Gli obiettivi che Verderosa si prefigge sono due: ripianare i debiti del Consorzio, attraverso una gestione oculata, e garantire servizi adeguati alle imprese. «Da soli, però, non possiamo farcela. Serve l’aiuto della Regione», continua Verderosa. «Il nucleo industriale di Sulmona, per posizione geografica e infrastrutture, non ha niente da invidiare ad esempio a quello di Avezzano. Quello che a mio avviso manca è una politica di sostegno alle imprese già esistenti, che vogliono crescere, e che favorisca l’insediamento di nuove aziende. In tal senso, il Consorzio di Avezzano, che è in attivo, può fare molto. Quello di Sulmona, invece, è paralizzato dai debiti».
Il Consorzio di Sulmona è stato costituito nel 1970 da Comune, Provincia e Camera di Commercio per la promozione del territorio. Nel 1994 la Regione, con la legge 56, ne ha ampliato le competenze, garantendone le spese di funzionamento. Negli ultimi 15 anni il numero di aziende è cresciuto, passando da 55 a 92. Si tratta per lo più di imprese artigiane. L’unica fabbrica che occupa oltre 100 dipendenti è la Magneti Marelli. L’occupazione invece è crollata. La crisi industriale ha portato alla perdita di 662 posti di lavoro, un terzo rispetto al numero degli occupati.