Un testimone: sono stati attimi terribili

Al momento della sparatoria sul piazzale del supermercato c’erano anche bambini che giocavano

L’AQUILA. Tutto è ordinato e pulito all’angolo dello stabile del discount Md di Bazzano. Il piazzale è tornato quello che era prima di giovedì, prima del «fattaccio». A terra ci sono solo due frecce di vernice rossa, che indicano verso la parete, e un cerchio bianco, i segni dei rilievi fatti dai carabinieri. Non c’è nessun’altra traccia che ricordi gli attimi dell’uccisione di Hrjeta Boshi e il suo compagno Sheptim Hana, il giorno dopo. La gente è tornata come sua abitudine a fare la spesa nel discount. Ma tra gli scaffali non si parla d’altro: «Buongiorno, hai saputo...? Poteva rimetterci la vita qualcun altro», «Ma no, non credo, questi sanno a chi mirare». Dialoghi colti qua e là mentre i commessi, ancora provati battono scontrini e sistemano barattoli. Il loro compito, racconta una delle commesse storiche di Md, volontaria da 15 anni e donatrice di sangue, è stato di mantenere calmi i clienti.

«Mamma, fuori hanno sparato», ha urlato il bambino alla madre ferma alla cassa a pagare. E allora il commesso di uno dei negozi confinanti con Md, volontario della Croce Rossa, è uscito fuori dal negozio di corsa. «C’erano diversi bambini di 5-6 anni che correvano tra il piazzale e l’ingresso», racconta. «La madre della donna uccisa, che stava riponendo il carrello, ha cominciato a urlare verso il compagno di lei, morto ormai anche lui, il nome della figlia, in evidente stato si schoc. A un certo punto l’anziana ha aperto lo sportello dell’auto, ed è allora che il vetro è andato in frantumi e ed è stato chiaro che la figlia era senza vita». «Sono rimasto impressionato per quello che ho visto», racconta il ragazzo, che ha avuto nella sua vita a che fare con molte situazioni drammatiche, dai soccorsi nel post-sisma a quelli della nave della Costa Concordia all’isola del Giglio, «ma ancora di più dal modo in cui è avvenuto: con una freddezza assoluta».

Poi, mentre fuori si creavano due file di curiosi, il giovane volontario ha soccorso la madre di Hrjeta, che ha 75 anni. «Aveva la pressione altissima. Ho chiamato un’ambulanza. In italiano conosce solo quattro parole, e le ripeteva come un mantra: “mia figlia, telefonino, quattro figli a casa”. Solo più tardi ho capito che temeva che quell’uomo potesse fare del male ai bambini».

Marianna Gianforte

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