Una casa di legno per la musica
Ecco l’Auditorium progettato da Renzo Piano con gli alberi del Trentino.
L’AQUILA. Nel parco del castello, dove adesso c’è il presepe dei maestri di Tesero, sorgerà la Casa della musica. Una struttura da 5 milioni di euro, fatta di alberi, con 250 posti sistemati all’interno di un cubo che riproduce uno strumento musicale. Il sogno del maestro Claudio Abbado, diventato progetto con la matita dell’architetto Renzo Piano, sarà realtà nel settembre 2010 grazie all’impegno della Provincia di Trento. Così L’Aquila tornerà ad avere un Auditorium.
Oggi il progetto viene illustrato ufficialmente alla giunta Cialente, per arrivare poi all’approvazione definitiva. L’architetto Renzo Piano, che con le sue opere ha abbellito le città di mezzo mondo, ne ha dato un’ampia anticipazione in un’intervista rilasciata a Curzio Maltese su la Repubblica.
Spiegando anche come è nata l’idea per L’Aquila. «Claudio Abbado ha diretto l’orchestra Mozart a giugno a L’Aquila ed è rimasto molto colpito», ha ricordato Piano, «voleva a tutti i costi creare in città un luogo per la musica. L’orchestra Mozart ha cominciato a raccogliere i fondi, la Provincia di Trento è stata da subito molto generosa, Claudio mi ha chiamato, anzi quasi convocato, e io naturalmente ho obbedito». La musica abiterà in questa speciale casa grazie all’impegno del Trentino. «Vuole essere questa», ha precisato Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma, «la conclusione delle attività di soccorso e prima assistenza alle popolazioni aquilane. Ci siamo resi disponibili alla realizzazione di un Auditorium provvisorio, in sostituzione di quello danneggiato».
L’impegno trentino, che ha coinvolto in prima linea i propri volontari della Protezione civile, segue le iniziative portate a termine a Onna e Villa Sant’Angelo, dove sono stati costruiti i villaggi in legno. Sempre il legno sarà l’elemento che caratterizzerà la Casa della musica nel parco del castello, nei pressi della Fontana Luminosa, la porta d’accesso del cuore antico della città. Luogo prescelto dal sindaco Cialente. «La struttura, per un costo di 5 milioni di euro, sarà costruita entro settembre 2010. Avrà 250 posti», ha precisato Raffaele De Col, dirigente del Dipartimento lavori pubblici della Provincia di Trento.
Fondamentale si è rivelata la collaborazione dell’architetto Piano, che ha accolto l’invito di Abbado e ha offerto il progetto alla città. Sarà una cassa armonica in legno, come uno strumento musicale, e avrà la forma di un cubo posto su uno spigolo, con una soluzione che punta a ottimizzare le condizioni acustiche e architettoniche. Un gruppo di lavoro della Protezione civile trentina e di collaboratori dello studio Piano è già all’opera, anche con ingegneri, botanici ed esperti acustici. «Come materiale utilizzeremo il legno proveniente dai larici trentini, ben noti ai liutai», ha evidenziato l’architetto Piano nell’intervista a Repubblica, «al posto di quelli abbattuti, ne pianteremo 220 che daranno in 25 anni la stessa quantità di legno.
È uno dei vantaggi di costruire con il legno. L’Aquila assomiglia alle città devastate dai bombardamenti, alla vista e nell’anima. L’aspetto più importante è sempre tornare a popolare i luoghi della tragedia con la bellezza, l’allegria, la cultura. Ma subito, senza aspettare i tempi della ricostruzione». L’architetto, che è anche ambasciatore Unesco, ha parlato anche di quanto fatto nel post-sisma. «Il mio giudizio è molto positivo su come si è fronteggiata l’emergenza», ha dichiarato, «la rapidità con cui sono stati messi a disposizione i prefabbricati è un fatto inusuale e positivo. Ma il vero miracolo non è questo, il vero miracolo sarà ricostruire presto e bene il centro storico. Sì, c’è il richio che i prefabbricati provvisori diventino definitivi, la casa degli aquilani per vent’anni. Sarebbe una tragedia.
Il centro non è solo straordinariamente bello, ma intimamente legato al suo popolo. Se passeranno troppi anni, da qui alla ricostruzione, L’Aquila corre il pericolo di diventare una moderna Pompei. Un museo a cielo aperto». L’ultima considerazione: «In Italia esiste o è esistita una consuetudine criminale nell’edilizia. Si è costruito con la sabbia, edifici storici che avevano retto per secoli ai terremoti sono crollati per colpa di interventi da palazzinari. Si può solo sperare che la lezione dell’Aquila sia servita e che siano state le ultime vittime della speculazione».

Oggi il progetto viene illustrato ufficialmente alla giunta Cialente, per arrivare poi all’approvazione definitiva. L’architetto Renzo Piano, che con le sue opere ha abbellito le città di mezzo mondo, ne ha dato un’ampia anticipazione in un’intervista rilasciata a Curzio Maltese su la Repubblica.
Spiegando anche come è nata l’idea per L’Aquila. «Claudio Abbado ha diretto l’orchestra Mozart a giugno a L’Aquila ed è rimasto molto colpito», ha ricordato Piano, «voleva a tutti i costi creare in città un luogo per la musica. L’orchestra Mozart ha cominciato a raccogliere i fondi, la Provincia di Trento è stata da subito molto generosa, Claudio mi ha chiamato, anzi quasi convocato, e io naturalmente ho obbedito». La musica abiterà in questa speciale casa grazie all’impegno del Trentino. «Vuole essere questa», ha precisato Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma, «la conclusione delle attività di soccorso e prima assistenza alle popolazioni aquilane. Ci siamo resi disponibili alla realizzazione di un Auditorium provvisorio, in sostituzione di quello danneggiato».
L’impegno trentino, che ha coinvolto in prima linea i propri volontari della Protezione civile, segue le iniziative portate a termine a Onna e Villa Sant’Angelo, dove sono stati costruiti i villaggi in legno. Sempre il legno sarà l’elemento che caratterizzerà la Casa della musica nel parco del castello, nei pressi della Fontana Luminosa, la porta d’accesso del cuore antico della città. Luogo prescelto dal sindaco Cialente. «La struttura, per un costo di 5 milioni di euro, sarà costruita entro settembre 2010. Avrà 250 posti», ha precisato Raffaele De Col, dirigente del Dipartimento lavori pubblici della Provincia di Trento.
Fondamentale si è rivelata la collaborazione dell’architetto Piano, che ha accolto l’invito di Abbado e ha offerto il progetto alla città. Sarà una cassa armonica in legno, come uno strumento musicale, e avrà la forma di un cubo posto su uno spigolo, con una soluzione che punta a ottimizzare le condizioni acustiche e architettoniche. Un gruppo di lavoro della Protezione civile trentina e di collaboratori dello studio Piano è già all’opera, anche con ingegneri, botanici ed esperti acustici. «Come materiale utilizzeremo il legno proveniente dai larici trentini, ben noti ai liutai», ha evidenziato l’architetto Piano nell’intervista a Repubblica, «al posto di quelli abbattuti, ne pianteremo 220 che daranno in 25 anni la stessa quantità di legno.
È uno dei vantaggi di costruire con il legno. L’Aquila assomiglia alle città devastate dai bombardamenti, alla vista e nell’anima. L’aspetto più importante è sempre tornare a popolare i luoghi della tragedia con la bellezza, l’allegria, la cultura. Ma subito, senza aspettare i tempi della ricostruzione». L’architetto, che è anche ambasciatore Unesco, ha parlato anche di quanto fatto nel post-sisma. «Il mio giudizio è molto positivo su come si è fronteggiata l’emergenza», ha dichiarato, «la rapidità con cui sono stati messi a disposizione i prefabbricati è un fatto inusuale e positivo. Ma il vero miracolo non è questo, il vero miracolo sarà ricostruire presto e bene il centro storico. Sì, c’è il richio che i prefabbricati provvisori diventino definitivi, la casa degli aquilani per vent’anni. Sarebbe una tragedia.
Il centro non è solo straordinariamente bello, ma intimamente legato al suo popolo. Se passeranno troppi anni, da qui alla ricostruzione, L’Aquila corre il pericolo di diventare una moderna Pompei. Un museo a cielo aperto». L’ultima considerazione: «In Italia esiste o è esistita una consuetudine criminale nell’edilizia. Si è costruito con la sabbia, edifici storici che avevano retto per secoli ai terremoti sono crollati per colpa di interventi da palazzinari. Si può solo sperare che la lezione dell’Aquila sia servita e che siano state le ultime vittime della speculazione».