SULMONA

Vaccinata incinta perde bimba, chiesta archiviazione per i medici

L'inchiesta per omicidio colposo, la donna annuncia l'opposizione alla decisione del pm

SULMONA. Il pm chiede l'archiviazione, ma la persona offesa prepara l'opposizione. È destinata a finire sul tavolo del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona la vicenda della morte fetale avvenuta nell'ospedale dell'Annunziata a Sulmona nel luglio 2021. Il sostituto procuratore della Repubblica Edoardo Mariotti ha chiesto l'archiviazione per i due medici finiti sotto inchiesta con l'accusa di omicidio colposo. Ma la donna protagonista della vicenda, tramite l'avvocato Vincenzo Margiotta, annuncia sin d'ora di opporsi nei termini di legge. Per cui si va in udienza.

La 33enne il primo luglio 2021 aveva perso la bimba di otto mesi e mezzo che aveva in grembo, esattamente dieci giorni dopo l'inoculazione del vaccino trivalente. Trascorsi due anni dai fatti contestati, ha presentato denuncia-querela alla magistratura, per fare piena luce sulla vicenda. Nella perizia i medici incaricati dal Pm non hanno rilevato imperizie da parte dei due sanitari finiti sotto indagine. Nello specifico i periti hanno rilevato che il ginecologo ha dato l'indicazione alla vaccinoprofilassi per la pertosse come da raccomandazione ministeriale e il medico vaccinatore ha eseguito il booster come previsto dalle stesse linee guida. Entrambi hanno rispettato, secondo le risultanze della perizia, l'informativa del novembre 2019 relativa alla pratica vaccinale nel corso del terzo trimestre di gravidanza relativo alla pertosse. In caso di soggetto non vaccinato prima, peraltro, non esistono controindicazioni all'utilizzo del booster anche all'ottavo mese di gravidanza, in quanto lo stesso è composto «dagli stessi tossoidi per tetano, difterite e pertosse».

Una conclusione diversa rispetto a quanto riferito e ipotizzato in querela dalla donna, secondo la quale il vaccino non poteva essere iniettato poiché mancante di una vaccinazione precedente. Inoltre, sempre secondo la persona offesa, non si sarebbe proceduto a uno screening vaccinale e all'anamnesi medica prima dell'inoculazione della dose.