Le foto di Armin Linke per raccontare Città Sant’Angelo

27 Dicembre 2019

CITTÀ SANT’ANGELO. Uno racconto per immagini di uno dei borghi più belli d’Italia con una firma prestigiosa, quella di Armin Linke. Il 53enne fotografo tedesco ha raccolto in un libro gli scatti...

CITTÀ SANT’ANGELO. Uno racconto per immagini di uno dei borghi più belli d’Italia con una firma prestigiosa, quella di Armin Linke. Il 53enne fotografo tedesco ha raccolto in un libro gli scatti realizzati tra luglio e settembre del 2018 a Città Sant’Angelo, un volume pubblicato dalla Villa Serena Edizioni presentato, nei giorni scorsi, nell’auditorium della casa di cura. Alla presentazione, organizzata da Titti Petruzzi Baldassarre, presidente del gruppo Villa Serena, sono intervenuti Armin Linke, Alessandro Rabottini direttore artistico di MiArt, Antonio Attorre, giornalista e professore universitario, e il sindaco di Città Sant’Angelo, Matteo Perazzetti.
Armin Linke si è dedicato alla fotografia da autodidatta, collaborando con gruppi teatrali e attori, musicisti, artisti, designer e stilisti e varie riviste internazionali. Nel 2004 alla Biennale di Venezia gli è stato conferito il premio per la sezione Episodi per l'installazione “Alpi”, e di recente ha esposto nell’ambito degli eventi di Matera capitale europea della cultura 2019.
Il lavoro di Armin Linke immortala l’ingresso dell’Istituto “Bertrando Spaventa” con un festone di carta che recita “Benvenuti”, il retroscena del Teatro Comunale, la Sala consiliare, la soffitta e la sacrestia della chiesa della Collegiata di San Michele Arcangelo. «Una sfida, quella di raccontare Città Sant’Angelo, che può dirsi vinta vedendo la qualità e l’intensità della raccolta fotografica del libro», spiega Rabottini. «Linke coglie i segni della vita e della quotidianità, nel senso che non ne magnifica l’immagine nella sua interezza ma si concentra piuttosto su un dettaglio, su uno scorcio prosaico, su quegli oggetti e su quelle situazioni con cui gli abitanti del luogo convivono giornalmente ma che è raro trovino uno spazio di rappresentazione».
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