ABRUZZO

È emergenza farmaci in ospedale: «Non ci sono, portateli da casa» 

Il leader d’opposizione D’Amico su La7: «Spesa farmaceutica colpita dai Piani di rientro delle Asl. Non sono state fatte scelte vere sui poli di eccellenza sanitaria nonostante tutti i fondi del Pnrr»

PESCARA. «Qui in ospedale questi farmaci costano troppo, portateveli da casa». È il pensiero condensato della Corte dei Conti riportato in un documento ufficiale e che ieri è tornato al centro dell’attenzione durante la trasmissione L’Aria che tira, il programma di La7 condotto da David Parenzo, che ha puntato il faro sulle carenze della sanità pubblica italiana e sulla situazione dei tagli contenuti nei Piani di rientro delle Asl abruzzesi, con particolare attenzione alla carenza dei farmaci negli ospedali.

In studio è stato invitato dalla redazione di La7 il capogruppo di opposizione nel Consiglio regionale abruzzese, Luciano D’Amico, per un dibattito con l’ex Ministra alla Salute, Beatrice Lorenzin, il senatore Francesco Zaffini di Fratelli d’Italia e il dottor Matteo Bassetti. Assente la Giunta regionale guidata da Marco Marsilio che, come sottolineato dallo stesso conduttore, ha ricevuto l’invito ma non ha risposto.

Interpellato da Parenzo sulla notizia relativa all’assenza di farmaci in alcuni ospedali abruzzesi D’Amico ha spiegato come «la spesa farmaceutica sia stata particolarmente colpita dai Piani di rientro delle Asl».
«A elezioni terminate», precisa il leader del tanto vituperato Campo largo, che però in Abruzzo convive e sopravvive, «è venuto fuori un disavanzo milionario che ha portato l’Abruzzo a dover fare, di fretta e furia, piani di rientro che l’assessore alla Sanità, Nicoletta Verì, ha chiesto alle Aziende sanitarie, di fatto scaricando su queste ultime la responsabilità di tagli che colpiscono anche la spesa farmaceutica e i servizi».
«Sono stati disegnati piani di rientro», ha detto in collegamento D’Amico, «ispirati a criteri teoricamente validi: ad esempio ridurre i farmaci scaduti, utilizzare farmaci biosimilari di pari efficacia, o puntare a un’appropriatezza prescrittiva, monitorare i medici alto-spendenti». Ma affinché queste strategie funzionino «servono una logistica, una digitalizzazione adeguate e, più in generale, tutte quelle premesse organizzative che in Abruzzo non ci sono; per questo le azioni proposte dalle Asl non sono risolutive e si traducono in disagi per gli abruzzesi».

D’Amico sottolinea come «qui, nel nostro territorio, la situazione è emergenziale perché per fini elettorali, non sono state fatte scelte sui poli di eccellenza, fra cui la realizzazione di un ospedale di secondo livello, mentre si registra un clamoroso ritardo del potenziamento della medicina territoriale, nonostante i generosi finanziamenti del Pnrr: case della salute, ospedali di comunità e Cot (Centro operativo territoriali), già annunciati in campagna elettorale e non ancora realizzati». In sintesi la nostra sanità regionale sta assorbendo 2 miliardi e 750 milioni di euro l’anno, e ciò nondimeno presenta una situazione di inefficienza: mobilità passiva in aumento, liste d’attesa lunghissime e, appunto, tagli su spesa farmaceutica e servizi».
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