Appalti e tangenti all'Aquila, ci sono nuovi indagati: la polizia a casa di Magani

19 Giugno 2014

Caccia ai faccendieri della ricostruzione: coinvolti avvocati a imprese. Perquisizioni a raffica

L’AQUILA. Hanno bussato anche a casa del direttore regionale per i Beni culturali Fabrizio Magani gli investigatori (poliziotti e finanzieri) che hanno dato il via a perquisizioni a raffica, eseguite contestualmente alle cinque misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sul giro di tangenti ipotizzato in relazione alla ricostruzione delle chiese. Ma non solo. L’indagine, destinata ad allargarsi, mette sotto la lente d’ingrandimento tutte le procedure di gara relative a beni sottoposti a vincolo architettonico e artistico e le modalità di affidamento dei lavori. Dunque, dopo il nome di Magani (anticipato ieri dal Centro), entrano nell’indagine anche un avvocato bolognese, Amerigo Penta, esperto di diritto amministrativo per le imprese, appalti, contenziosi e contrattualistica, oltre a un rappresentante dell’impresa Italiana Costruzioni spa del gruppo Navarra, la cui sede a Roma è stata perquisita. L’impresa si è aggiudicata l’appalto pubblico per il restauro della chiesa delle Anime Sante, al centro dell’inchiesta. Perquisizioni sono state condotte anche in uno studio legale di Roma dove avvenivano le riunioni tecniche dei «Marchetti-boys».

MAGANI. Il nome destinato a far più rumore è ovviamente quello di Magani, per la cui permanenza all’Aquila dopo l’iniziale trasferimento a Pompei ci fu una sollevazione generale dalla politica locale. Ufficialmente, fino al 16 aprile scorso è stato il direttore regionale per i Beni culturali. Magani, che ha ereditato la responsabilità del recupero di beni culturali ed ecclesiastici dopo la fine della gestione commissariale dell’arrestato Luciano Marchetti, è stato confermato all’Aquila dal ministro Dario Franceschini. Tuttavia è ancora in attesa della nomina ufficiale. Nei giorni scorsi un gruppo di imprese ha denunciato ritardi nei pagamenti da parte della Direzione regionale, addebitabile al fatto che l’erogazione delle spettanze non rientra nell’ordinaria amministrazione, ma dev’essere firmata dal direttore in carica. Magani, nei mesi scorsi, era stato nominato dall’ex ministro Massimo Bray vicecommissario del Grande progetto Pompei.

DOVE VA L’INCHIESTA. L’esistenza di un «piano», oppure «livello superiore», non è solo un tema ricorrente nelle conversazioni tra l’ex vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole e l’arrestato Luciano Marchetti. Che ci sia un livello superiore è un convincimento degli investigatori, i quali vogliono vagliare tutti gli appalti per vedere se l’esistenza di gruppi e lobby(di diversa ispirazione) che si agitano in città per accaparrarsi gli appalti abbia una serialità degna di essere approfondita. Caccia aperta, dunque, sia ai faccendieri, figure intermedie tra i funzionari infedeli che si fanno tirare per la giacca e i vertici degli uffici di riferimento, sia agli imprenditori disposti a tutto pur di lavorare. Cioè a oliare i meccanismi inceppati. E all’Aquila ce ne sono tanti.

IL REGALO AL GEOMETRA. L’imprenditore Nunzio Massimo Vinci, come emerge dagli atti dell’inchiesta, per sbloccare l’iter burocratico per la ristrutturazione della casa canonica della chiesa di Santa Maria Paganica, è pronto ad avvicinare un geometra comunale e si dice disposto, scrive il gip nell’ordinanza, «a omaggiare il tecnico di “un qualcosa” pur di farla sbloccare e velocizzarne il percorso». In un’altra conversazione finita agli atti dell’inchiesta, lo stesso Vinci parla dello stesso tecnico comunale e del figlio di Marchetti «quali sue conoscenze per poter gestire le aggiudicazioni di lavori e risolvere problemi burocratici».

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