Arrivati da tutto il mondo per riabbracciare la città

Cerimonia con gli emigranti, ricordati i minatori abruzzesi morti a Marcinelle Il presidente dell’Ana: «Vogliamo dare speranza e fiducia in questa terra»

L’AQUILA. Il più lontano arriva dal Queensland, i più vicini sono in Svizzera: sono gli emigrati che all’estero rappresentano l’Italia attraverso il proprio essere alpini. Nella seconda giornata dell’Adunata, in mattinata gli alpini di tutto il mondo si sono dati appuntamento al Ridotto del Comunale per un incontro che rinsalda ogni anno i rapporti nel nome dell’Alpinità: una parola sconosciuta ai civili, che racchiude in sé senso del dovere, altruismo, conoscenza della montagna, amor patrio. «Si è alpini per sempre» raccontano coloro che si incontrano per strada in questi giorni, e ci sono nuovi alpini che nascono, come coloro che portano la maglietta verde con la scritta “dal 1919” e che oggi sono scorta della sfilata, nel quale, in testa, ci sono le delegazioni estere. Sono 31 le sezioni dell’Associazione nazionale alpini sparse in Europa e nel Mondo, unico continente senza sezioni è l’Asia. L’Ana all’estero rappresenta l’Italia nell’Ifms (International federation of mountain soldiers).

Ieri l’ incontro con le delegazioni è stato fatto nel ricordo di Marcinelle, dove di emigranti italiani ne morirono 136, la metà abruzzesi. «Sono di famiglia di emigranti e conoscono i vostri sacrifici» ha detto rivolto alla platea Giovanni Natale, presidente sezione Ana Abruzzi «tanti miei parenti sono morti con la nostalgia e la speranza di tornare. So come voi amate l’Italia e noi dovremmo imparare da voi» e un forte applauso è arrivato da tutti gli emigrati in sala. Il senso della rappresentanza dell’Italia all’estero è risuonato nelle parole di tutti i partecipanti. Sul palco c’erano due consiglieri Ana per l’estero, un consigliere per l’Ifms, e con loro il presidente Ana, Sebastiano Favero, il comandante delle truppe alpine, Federico Bonato, e per la Regione il presidente del consiglio Giuseppe Di Pangrazio. «Questa per me è la prima adunata come comandante e ne sono profondamente orgoglioso» ha detto il comandante Bonato «negli ultimi 20 anni eserciti e truppe alpine non avrebbero mai pensato di cooperare con amici stranieri, invece oggi il rapporto è continuo e nelle truppe di montagna è ancora più forte. Chi è in grado di vivere e lavorare in montagna può farlo ovunque, come gli alpini dimostrano. Oggi siamo undicimila, il 10% donne; in Italia lavoriamo nell’operazione Strade sicure, ora all’Expo, nella bonifica degli ordigni bellici e nella sicurezza in montagna. All’estero abbiamo la Brigata Julia in Afghanistan e in Kossovo, e da ottobre la Brigata Taurinense andrà in Libano». Il presidente Favero spiega il senso dell’essere alpini all’estero e dell’adunata all’Aquila: «Gli alpini all’estero sono il segno indelebile di chi non ha voluto dimenticare l’essere alpini e italiani. Gli alpini portano la pace e lo facciamo anche qui, vogliamo portare speranza e fiducia e farlo anche raccontando dell’Aquila tramite le sezioni all’estero. Siamo venuti per dire che ci siamo e vorrei che il messaggio arrivasse alla Regione: siamo insieme nelle difficoltà e vi portiamo sana amicizia».

Barbara Bologna

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