Ato Pescara, a giudizio D’Ambrosio Cordoma e Angelucci
L’accusa per i 12: viaggi e cene personali pagati dall’Ente e la laurea sospetta del sindaco di Pianella. Il segretario della Provincia Bernardini condannato a un anno
PESCARA. Quasi 60 viaggi personali a Roma che sarebbero stati pagati dall’Ato, cene ritenute estranee ai fini istituzionali e che sarebbero state pagate dall’Ente, una laurea sospetta e incarichi a dirigenti dell’Ato che sarebbero stati prorogati senza selezione. Il giudice per l’udienza preliminare Gianluca Sarandrea ha lasciato quasi inalterata l’accusa del pm Valentina D’Agostino e ha rinviato a giudizio l’ex presidente dell’Ato e attuale sindaco di Pianella Giorgio D’Ambrosi o, gli ex sindaci di Montesilvano e Francavilla – coinvolti nell’inchiesta nelle vesti di componenti del consiglio di amministrazione dell’Ente – Pasquale Cordoma e Roberto Angelucci e altre nove persone tra cui funzionari dell’Ato e il docente associato di tecnica bancaria alla facoltà di Scienze Manageriali della D’Annunzio Luigi Panzone accusati a vario titolo di peculato, falso, truffa ai danni dello Stato, abuso e corruzione. In due, invece, avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato e il giudice per l’udienza preliminare ha deciso di assolvere dall’accusa di falso – perché il fatto non costituisce reato – il dipendente amministrativo dell’Ato Silvia Robusto, condannando invece a un anno il segretario dell’Ato e della Provincia Fabrizio Bernardini interdetto dai pubblici uffici per un anno. Tutti i 14 imputati sono stati assolti dal reato di soppressione che riguardava una delibera del consiglio di amministrazione dell’Ente che gestisce l’acqua: in questo caso, il giudice ha deciso che il fatto non sussiste.
Inizierà il 4 giugno il processo per quello che la procura ha ribattezzato il «partito dell’acqua», passando al setaccio la gestione dell’Ato, l’organo di gestione e di controllo del servizio idrico e portando a galla le trame dell’Ente che fino al 2007 è stato presieduto dall’ex presidente, ex parlamentare Pd e attuale sindaco di Pianelle D’Ambrosio. E’ soprattutto il suo il nome che ricorre nell’inchiesta le cui indagini sono state svolte dalla sezione investigativa della Digos al comando di Leila Di Giulio: D’Ambrosio è accusato di alcuni episodi di peculato, di truffa e anche di corruzione insieme al docente Panzone perché, per l’accusa, il politico lo avrebbe pagato per conseguire la laurea specialistica in Economia e Management. Ma l’inchiesta si sofferma soprattutto nella gestione dell’Ato e ricostruisce, ad esempio, i 59 viaggi che D’Ambrosio avrebbe compiuto «in concomitanza con riunioni parlamentari» utilizzando, per il pm, «la macchina e il telepass dell’Ato»; un’accusa di peculato che, in un caso, chiama in causa anche il dipendente dell’Ato Vincenzo Di Giamberardino, anche assessore a Pianella, che avrebbe accompagnato D’Ambrosio a Roma figurando però, sempre per la procura, sul posto di lavoro. I soldi dell’Ato, dice il pm, sarebbero stati usati poi per cene e occasioni conviviali, quasi 10 mila euro estranei, dice al pm, «ai fini istituzionali dell’Ente» e che chiamano in causa il dirigente del servizio amministrativo dell’Ato Nino Pagano. C’è stato abuso, dice l’accusa, dietro l’affidamento di alcuni incarichi di consulenza o di collaborazione che sarebbero stati affidati senza selezione. E’ per questo che, ad esempio, l’ex sindaco Angelucci è coinvolto nell’inchiesta accusato anche del reato di falso che pende anche su Cordoma, Bernardini e altri componenti dell’Ato perché, per il pm, avrebbero prorogato «senza alcuna procedura di selezione pubblica» la scadenza di alcuni incarichi.
Nell’inchiesta sull’Ato – scattata nel 2010 – è entrato anche un episodio di corruzione che chiama in causa D’Ambrosio e Panzone. Il docente, dichiarato protestato, non poteva ottenere crediti. Per questo motivo, avrebbe ottenuto da D’Ambrosio assegni bancari che il docente avrebbe parzialmente rimborsato nella misura di 33 mila euro. I titoli di credito sarebbero stati incassati da Panzone attraverso terzi, spesso società finanziarie. In cambio, il docente avrebbe agevolato D’Ambrosio facendogli superare con il massimo dei voti alcuni esami. Alla parte civile Codici – l’associazione di Domenico Pettinari – è stato disposto il risarcimento di 3 mila euro e il segretario Pettinari torna a chiedere la «revoca di segretario generale della Provincia di Bernardini».
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