Calciopoli, la verità di Moggi in un libro

27 Gennaio 2013

L’ex dg bianconero a Fossacesia per la presentazione dell’opera scritta dall’avvocato Prioreschi

FOSSACESIA. «Dicevano che Luciano Moggi era il diavolo. Ma dal 2006 ad oggi, considerato il calcioscommesse, gli stadi vuoti, la nazionale che fatica, chiedo a voi: il tumore erano la Juventus e Moggi o quelli che sono rimasti?». Lo show di “Lucky Luciano” va in scena per più di due ore davanti a una nutrita platea di juventini, accorsi all’hotel Valle di Venere per sentire «la verità» dell’ex direttore generale della Vecchia Signora. L’occasione è la presentazione di “30 sul campo, tutta l’altra verità su Calciopoli”, scritto dall’avvocato e difensore di Moggi, Maurilio Prioreschi. «Sono laziale», specifica l’autore, «ma ho sposato questa causa, insieme agli altri avvocati dello staff (presente c’è Nicola Penta insieme a Paolo Gallinelli, difensore dell’arbitro De Santis, ndc). Con Calciopoli si è scelto un obiettivo, far cadere Moggi e la Juventus, e si è costruito un processo. Lo dicono gli atti documentali e testimoniali riportati nel libro». Protagonista è Lucianone, suo malgrado dice. «Non sapevo niente del libro e mi sono pure arrabbiato!», scherza, «hanno fatto bene. Sono sette anni che lotto. Ho rinunciato a una candidatura alle elezioni (nelle liste di Stefania Craxi, ndc): avrei avuto tantissimi voti, ma non mi serve l’immunità parlamentare. Devo concentrarmi su Calciopoli». Il Moggi pensiero emerge a sprazzi, inframezzato agli interventi degli altri relatori, da Vincenzo Vitalone, magistrato del tribunale di Roma, a Paolo Dondarini, ex arbitro di serie A, condannato e poi assolto in appello. «Se fossero stati vivi l’Avvocato, Gianni Agnelli, Umberto Agnelli e l’avvocato Chiusano, Calciopoli non sarebbe mai scoppiato», sentenzia Moggi, «ci spiavano, ci intercettavano, ci pedinavano. Era una guerra vera, ma sotterranea. La prima indicazione che c’era un disegno contro di noi è stata la dichiarazione dell’avvocato della società che alla Juve stava bene la serie B con penalizzazione. C’era una società nuova, con dei vecchi dietro. Andrea Agnelli l’hanno dovuto fare presidente perché la società e la squadra erano alla deriva». «Il comportamento successivo degli inquirenti è indicativo», continua Prioreschi, «le intercettazioni che riguardavano le altre società erano classificate con la stessa rilevanza di quelle di Moggi, ma furono occultate. Dondarini è stato assolto in appello perché ha portato come prova le intercettazioni che noi abbiamo tirato fuori».

Stefania Sorge

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