Case popolari, parla Pettinari: “ In più di 500 in attesa e le case sono occupate dagli abusivi”
Il consigliere comunale ed ex vicepresidente del Consiglio regionale si occupa da anni della questione abitativa: “Bisogna fare un censimento casa per casa, non basta quello documentale”
Il grido di rabbia di Jennifer, che vi abbiamo raccontato oggi, non parla al singolare, ma al plurale. Si leva in nome del diritto fondamentale di sentirsi sicuri in quel luogo che, per essere chiamato casa, deve essere sinonimo di protezione. Ed è un diritto che ci coinvolge come collettività: si può essere cittadini senza una casa?
Il degrado e l’abbandono di molti quartieri periferici spesso coincide con la presenza degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Detto in termini più semplici, con le case popolari. Il disagio abitativo non è solo quello di chi è costretto a fare i conti con una criminalità pervasiva, che prova ad insinuarsi in ogni angolo delle periferie, ma riguarda anche chi da anni attende l’assegnazione di una casa.
Domenico Pettinari, ex vicepresidente del Consiglio regionale ed oggi capogruppo civico in Consiglio comunale con la sua lista “Pettinari sindaco”, da 20 anni si occupa dei più fragili, di chi si è visto vedere il proprio diritto alla casa stracciato da occupazioni abusive, soprusi e inceppi burocratici.
Consigliere Pettinari, a Pescara quanti sono i cittadini in graduatoria che aspettano l’assegnazione di un alloggio? Parliamo di almeno 500 persone. Quasi la metà di loro aspetta da più di 10 anni, e tra di loro ci sono famiglie numerose e persone fragili. Questa situazione non è tollerabile.
Mancano le case? Anche, ma per costruire ci vuole tempo. Esistono altre soluzioni nel breve periodo.
Ovvero? Solo a Pescara ci sono un centinaio di alloggi, tra quelli dell’Ater e quelli del comune, che sono vuoti da anni. Assegnarli ai legittimi destinatari intanto permetterebbe di far scorrere la graduatoria. Poi c’è il tema delle case occupate.
E’ un fenomeno diffuso? Più di 70 appartamenti sono occupati abusivamente. Sommati agli appartamenti vuoti arriviamo a circa 170 unità abitative che, se fossero assegnate, cancellerebbero quasi la metà delle persone dalle liste d’attesa. Ma il problema si risolverebbe del tutto se fosse fatto un censimento concreto delle case popolari.
Che intende? L’amministrazione fa un censimento documentale, ma non è sufficiente ad indagare la realtà dell’edilizia pubblica. Io parlo di un censimento fatto casa per casa, con continuità.
Che cosa emergerebbe? Verrebbero a galla tutte quelle situazioni di criminalità che ad oggi rimangono nell’ombra. Sono in molti i pregiudicati che sulla carta hanno diritto all’alloggio ma che lo usano come base per le proprie attività illecite, una su tutte lo spaccio.
Perché l’amministrazione non se ne occupa? Non si tratta di un atto obbligatorio nei termini di legge serve una volontà politica forte. Io avevo proposto che questo censimento fosse eseguito ogni 3 mesi, ma fino ad ora non è cambiato niente.
Parliamo di lei. Come mai è così esperto di periferie? E’ nato lì? In molti pensano sia così, ma io abito a Pescara Colli e provengo da un quartiere residenziale.
E allora qual è il motivo? Sono sempre stato sensibile di fronte alle ingiustizie. Già prima di entrare in politica mi occupavo di aiutare le vittime del racket e dell'usura. Poi con la politica questa sensibilità ha assunto un’altra dimensione.
Quella del disagio abitativo? Anche. Vede, si può dire che aiutare chi è in difficoltà sia la mia passione. E’ la cosa che so fare meglio.
Una passione che può essere pericolosa: ha mai subito ritorsioni o minacce? Sì, mi hanno minacciato di morte diverse volte. Io e la mia famiglia abbiamo anche attraversato dei momenti di difficoltà. Nel 2020 il mio caso è finito in Parlamento e mi hanno assegnato uno status speciale, il Voc (Vigilanza ad orari convenuti, ndr).
E non ha mai avuto paura? Certo, ma non mi ha mai fermato. Ho vissuto le minacce, visto la violenza ma non ho mai fatto un passo indietro. Questa è la mia missione.