Sofia, morta investita sulle strisce a 15 anni. La mamma: “Lei non tornerà più, ma fermate la strage sulle strade”
Sofia un mese dopo ha la voce di una madre che non ha più lacrime. È la vita che ha donato a chi ha ricevuto il suo cuore, i suoi reni, il fegato e le cornee. Ma Sofia, travolta a 15 anni da un Suv sulle strisce pedonali e morta una settimana dopo, lo scorso 10 dicembre, oggi è un monito, un simbolo
PESCARA. Sofia un mese dopo ha la voce di una madre che non ha più lacrime. È la vita che ha donato a chi ha ricevuto il suo cuore, i suoi reni, il fegato e le cornee. Ma Sofia, travolta a 15 anni da un Suv sulle strisce pedonali e morta una settimana dopo, lo scorso 10 dicembre, oggi è un monito, un simbolo. È l’impegno di una città intera «a rispettare le regole». Lo ha promesso il sindaco Carlo Masci dopo la tragedia e lo chiedono oggi, nei fatti, Giusi Margiotta e Giuseppe Di Dalmazi, i genitori di Sofia che stamani parteciperanno alla messa organizzata dal liceo Maior in ricordo della studentessa del terzo liceo scientifico. Era appena uscita da scuola, quando è stata investita in via Falcone e Borsellino, quel maledetto martedì 3 dicembre.
«L’abbiamo detto anche quando i rappresentanti del Comune sono venuti alla camera ardente», dice subito la signora Giusi, «nostra figlia non ce la ridarà nessuno, ma almeno mi auguro che possa diventare un simbolo, un monito per evitare altre morti ingiuste come la sua». E se è un motivo di sollievo sapere che proprio ieri, alla vigilia del primo anniversario, il Comune ha presentato la campagna per la sicurezza stradale, diventa imprescindibile per la famiglia, sapere che alle parole seguiranno fatti. «È un impegno che stanno prendendo e mi fa piacere che avvenga proprio adesso, ma mi auguro che lo realizzino fino in fondo. Vediamo cosa succederà dopo questa conferenza».
Signora, cosa vorrebbe che facessero?
«Sicuramente il nuovo codice della strada servirà. Non lo so, non l’ho studiato e non lo studierò perché non ho la forza neanche di iniziare la giornata, ma penso alle strade vicino alle scuole per esempio. La strada dove è stata investita Sofia (via Falcone e Borsellino ndr) non è la strada della scuola, ma è lì a due passi, tutti i ragazzi passano da lì, è una strada grande. Mi hanno detto che metterci dei rallentatori non è possibile per i mezzi di soccorso. Ma in altre città ci sono, anche ai Colli, in via Di Sotto, li hanno messi davanti alla scuola, non vedo perché lì non possano essere messi. Ma in ogni caso, ci vogliono dei rilevatori di velocità: il limite dei 30 all’ora non serve se non lo si fa rispettare. Facessero le multe, mettessero i rilevatori, i semafori. Purtroppo ci ricordiamo solo quando c’è una tragedia. Una ragazzina di 15 anni non può morire in questo modo, è assurdo. Non è giusto. Ci sono tante situazioni che si possono e si devono evitare. Non è solo Sofia. Qualche giorno dopo è morta una ragazza di 30 anni a Manoppello, mentre attraversava, e prima una donna era stata travolta e uccisa sulla Riviera, anche lei mentre attraversava. Bisogna dire basta, sono troppe le persone che muoiono in questo modo, non deve più succedere. Ma sulle strade si continua a correre. Basta vedere sulla riviera».
L’INTERVISTA COMPLETA DI SIMONA DE LEONARDIS A GIUSI MARGIOTTA OGGI IN EDICOLA