Cialente: si delinque con istituzioni complici

19 Giugno 2014

Le preoccupazioni del sindaco: «Noto una forte voracità di qualcuno nella ricostruzione privata»

L’AQUILA. «Ho una convinzione ormai: senza complicità nelle istituzioni è difficile delinquere». Così il sindaco Massimo Cialente, commentando la considerazione sul coinvolgimento di imprenditori e dirigenti pubblici nell’ultima bufera giudiziaria nella ricostruzione post-terremoto che ha portato all’arresto di cinque persone per presunte tangenti negli appalti per il recupero di chiese e monumenti.

«Il problema non è solo la politica ma la dirigenza pubblica e la cosiddetta parapolitica», ha continuato Cialente. «Questo sta dimostrando il Paese. Ma per quanto riguarda L’Aquila sono sereno; con le regole chiare e certe si può contrastare il fenomeno, per questo ho scritto a Napolitano citando il tentativo della Curia di diventare soggetto attuatore negli appalti per le chiese, temevo che potesse succedere tutto questo».

Nel ringraziare la Procura della Repubblica e le forze dell’ordine, Cialente si è dimostrato comunque ottimista per il territorio aquilano e per il cratere del terremoto perché «abbiamo creato una fitta rete che può contrastare questi fenomeni che ci sono e sono tanti, però l’importante è che tutto sia passato al setaccio al quale collaborano non solo le forze dell’ordine e la magistratura, ma anche gli enti e le altre istituzioni, e in questo senso il Comune sta facendo il suo con una grande azione di trasparenza e legalità».

«Bisogna continuare a lavorare guardando con attenzione la ricostruzione privata che sta nascondendo sacche di illegalità». Queste le altre considerazioni del sindaco sulla nuova bufera giudiziaria.

«Nella ricostruzione privata sto notando una grande voracità da parte di qualcuno. Servono anche in questo caso regole certe e chiare per assicurare percorsi legittimi e lavori all’altezza della situazione», ha continuato Cialente, «non è che per evitare che si vada veloci in macchina non bisogna costruire le autostrade, bisogna far rispettare le regole. Lo dobbiamo agli aquilani ma soprattutto agli italiani. Bisogna continuare in questa attività di prevenzione e se necessario alla repressione come è accaduto nel caso dell’ultima inchiesta». E, infatti, gli stessi investigatori dicono che scovare il marcio in questo ambito è più complesso.

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