Ciamponi assolto, la Procura fa ricorso: «Accuse provate»
L’ex manager Asl e gli 8mila euro di Trotta per l’auto usata Secondo i pm Sciarretta e Benigni, «testimoni affidabili»
PESCARA. La procura di Pescara ricorre in appello contro l’assoluzione sentenziata dal collegio del tribunale di Pescara nei confronti dell’ex direttore generale della Asl, Vincenzo Ciamponi (in data 20 giugno 2024), accusato di corruzione nell’esercizio della funzione in relazione all’inchiesta sull’appalto milionario delle residenze psichiatriche extra ospedaliere.
L’inchiesta aveva coinvolto e fatto finire in carcere l’allora dirigente Asl Sabatino Trotta (suicidatosi in cella lo stesso giorno dell'arresto) e i due vertici della Coop La Rondine che si aggiudicò quell'appalto da 11 milioni di euro: Domenico Mattucci e Luigia Dolce (che hanno patteggiato la pena). Per i pm Anna Benigni e Luca Sciarretta, sono più che provate le accuse rivolte all’imputato Ciamponi (difeso da Massimo Galasso e Gianfranco Iadecola), «in particolare», scrivono nell'appello, «deve ritenersi che le evidenze probatorie emerse nel corso dell’istruttoria dibattimentale consentissero di ritenere provato il contributo concorsuale dell’imputato al fatto di corruzione descritto nell’imputazione e per il quale è stata già emessa dal gip sentenza di applicazione pena per Mattucci e Dolce». Ed è principalmente sulle «affidabili» dichiarazioni di questi ultimi che ruota il ricorso dell'accusa. Ciamponi avrebbe ricevuto, stando sempre all'accusa, una tangente di 8.000 euro per la sottoscrizione di quel contratto di appalto: soldi che vennero chiesti da Trotta a Mattucci e Dolce e consegnati allo stesso Trotta che li avrebbe poi veicolati a Ciamponi il giorno in cui si recarono insieme ad acquistare un’auto usata per il figlio di Ciamponi. «In definitiva», si legge nel ricorso, «tutti i principali frammenti della complessiva vicenda corruttiva oggetto del processo, dal momento della formulazione della richiesta di corresponsione dell’indebita somma di denaro e sino alla consegna finale nelle mani dei richiedenti Trotta e Ciamponi, sono avvenuti sotto la diretta percezione di Dolce e Mattucci, nella loro veste di corruttori, che hanno infatti ammesso le loro responsabilità». Ma il punto debole del processo è stata l’assenza del suicida Trotta. Per i giudici sarebbero mancati gli elementi di prova disponibili. «Non emerge», scrissero in motivazione, «né è possibile individuare, con ragionevole certezza, il momento in cui si sarebbe perfezionato l’accordo corruttivo». E qui la procura risponde richiamando le accuse a Ciamponi di «aver indebitamente ricevuto da Dolce e Mattucci, in concorso per il tramite di Trotta, dopo l’avvenuta sottoscrizione del contratto di appalto conclusivo alla gara, una somma di denaro proprio per l’esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri di direttore generale della Asl.
Il momento perfezionativo dell’accordo corruttivo, al contrario di quanto affermato in sentenza, è agevolmente individuabile nei giorni immediatamente successivi al 2 marzo 2021, giorno dell’avvenuta sottoscrizione». E questo anche perché, sempre per l’accusa, Ciamponi avrebbe inviato un messaggio a Trotta per richiedere l’intestazione dell’auto a lui stesso, «pochi minuti dopo che Ciamponi aveva incontrato nel suo ufficio Trotta, Dolce e Mattucci». E i magistrati concludono affermando che «il fatto, pacifico, che la richiesta indebita della somma di denaro necessaria, in parte, per l’acquisto dell'autovettura, sia stata formulata da Ciamponi ai corruttori Dolce e Mattucci, non direttamente, ma per il tramite di Trotta, non influisce minimamente, al contrario di quanto sembra ritenere il tribunale, né sul perfezionamento dell'accordo corruttivo, né sulla dimostrazione dello stesso che risulta pienamente raggiunta».