PESCARA / ATENEO D'ANNUNZIO
«Concorso truccato all’università», tre prof finiscono sotto accusa
La procura: i componenti della commissione esaminatrice hanno assegnato illegittimamente un incarico da ricercatore che prevedeva 104mila euro di retribuzione. L’ateneo è parte offesa
PESCARA. Tre professori rischiano di finire sotto processo per un «concorso truccato» all’università d’Annunzio. I docenti, accusati di abuso d’ufficio, hanno fatto parte della commissione esaminatrice che ha assegnato «illegittimamente» un incarico a tempo determinato come ricercatore di Statistica nel dipartimento di Economia aziendale, cioè il primo gradino della carriera universitaria.
La nomina prevedeva una retribuzione di 104mila euro lordi per tre anni. Il sostituto procuratore della Repubblica di Pescara, Salvatore Campochiaro, ha chiesto il rinvio a giudizio per Stefano Antonio Gattone, 46 anni di Vasto, in servizio alla d’Annunzio; Luigi D’Ambra, napoletano di 70 anni, all’epoca dei fatti alla Federico II di Napoli; e Biagio Simonetti, 45 anni di Ottaviano (Napoli), professore associato all’ateneo del Sannio di Benevento.
Il caso arriverà il 26 novembre davanti al giudice per l’udienza preliminare Nicola Colantonio. Nell’inchiesta risultano parti offese la d’Annunzio e la teatina Agnese Rapposelli, la candidata danneggiata dalle valutazioni fatte dagli imputati. La vicenda è finita al centro di un ricorso al Tar, poi confermato anche dal Consiglio di Stato: i giudici amministrativi hanno dato già ragione alla concorrente arrivata seconda, rimarcando come sia emersa «chiaramente l’illegittimità dell’operato della commissione sotto forma di eccesso di potere per arbitrarietà, violazione del criterio di proporzionalità e sviamento».
Secondo la ricostruzione del pm, gli imputati hanno procurato «intenzionalmente al candidato Fabrizio Maturo un vantaggio patrimoniale ingiusto, consistito nella designazione per l’incarico e conseguente nomina e contratto, in violazione di norme di legge e regolamento». Nel mirino della giustizia amministrativa prima, e della magistratura poi, sono finite le scelte prese durante la seduta del 10 luglio del 2017. A sollevare il caso è stata Rapposelli, che ha conseguito il punteggio di 60,97 a fronte del 70,86 attribuito a Maturo. A fare la differenza la valutazione dei titoli: 8,80 per Rapposelli, 14,40 per Maturo. Ma proprio intorno ai titoli, è la tesi dell’accusa, il concorso presenta un’anomalia. I componenti della commissione, senza rispettare un decreto del ministero richiamato dal bando, hanno infatti inserito tra «i titoli da valutare quelli di direzione e partecipazione a comitati editoriali di riviste e collane editoriali e di organizzazione o partecipazione al comitato scientifico di congressi e convegni in Italia e all’estero, non previsti dalla normativa». I tre docenti hanno poi limitato «il periodo da prendere in esame per valutare l’attività di relatore a convegni e congressi». Non solo: la commissione, sostiene sempre la procura, ha determinato «il peso ponderale dei criteri in maniera non equilibrata, privilegiando irragionevolmente attività di convegnistica e partecipazione a comitati editoriali, cui attribuivano un massimo di 4-5 punti, piuttosto che l’attività di ricerca e formazione cui era finalizzato il contratto da ricercatore». Il risultato è che gli imputati, «in conseguenza di tali scelte, operate in violazione di legge e regolamento, attribuivano punteggi che vedevano illegittimamente vincitore della selezione Fabrizio Maturo». Ad occuparsi dell’inchiesta sono stati i poliziotti della squadra mobile di Pescara, che hanno raccolto la denuncia della ricercatrice arrivata seconda, ascoltato testimoni e analizzato tabulati telefonici. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Nicola Pisani, Luca Capasso, Marianna Migliaccio e Salvatore Mezzanotte. Dopo che il Tar ha annullato la procedura, l’università d’Annunzio ha nominato una nuova commissione che ha ripetuto il concorso: a vincere è stata proprio Agnese Rapposelli, che il 1° aprile 2019 ha firmato il contratto triennale.
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