Contro i travestiti un decreto del re

I carabinieri rispolverano un vecchio divieto del 1931

PESCARA. Transessuali fermati e multati non perché trovati ad adescare clienti lungo le strade ma perché «mascherati» da donna. Sperimentata l'inefficacia dei quasi quotidiani pattuglioni contro il fenomeno del sesso in strada, i carabinieri hanno deciso di attuare una nuova strategia contro i transessuali. Saranno sanzionati in base a un regio decreto del 1931. Si tratta dell'articolo 85 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, più volte sottoposto ad aggiornamenti e modifiche, compresi numerosi pronunciamenti della Corte di Cassazione, ma, comunque, ancora in vigore.
La norma che vieta di «comparire mascherato in luogo pubblico» è stata adattata, in particolare, al fenomeno del transessualismo inteso come «alterazione dei connotati essenziali del sesso e della persona fisica». Il che impedirebbe alle forze dell'ordine di identificare immediatamente un soggetto in maniera sicura e incontrovertibile. Il transessuale, in questo caso, è stato equiparato a un soggetto che se ne va in giro per la strada indossando una maschera sul volto che ne renderebbe impossibile l'immediata identificazione.
La norma in questione è stata applicata, per la prima volta sulla riviera pescarese, martedì notte, al termine dell'ennesimo blitz in strada da parte dei carabinieri guidati dal tenente Enzo Marinelli, da poco arrivato al comando della Compagnia di Montesilvano.
Nel mirino sono finiti alcuni transessuali sudamericani sorpresi a vendere il proprio corpo nella zona a confine tra i territori di Pescara e di Montesilvano, in particolare nelle strade della pineta. Finora le contestazioni mosse a carico delle prostitute e dei transessuali non erano state mai indirizzate al loro travisamento. Un aspetto, questo, preso in esame, stavolta, in senso lato, riguardando non tanto una maschera nell'accezione comune del termine quanto piuttosto intesa come abbigliamento e trucco da donna. Il più delle volte, tra l'altro, specialmente con le persone provenienti dai paesi che fanno parte dell'Unione europea, una volta completato l'iter dell'identificazione e, in assenza di altre fattispecie di reato, i soggetti fermati venivano subito rilasciati. Insomma, qualche ora o, al massimo, una notte in caserma e poi di nuovo liberi di tornare sulla strada senza alcun provvedimento neppure di natura amministrativa. Ora, però, dopo aver rispolverato la legge sulle «maschere», i carabinieri sperano di riuscire, in qualche modo, a scoraggiare chi esercita la prostituzione almeno con una multa. Questo tipo di deterrente, per il momento, riguarda esclusivamente la categoria dei transessuali.
Nel 1976 la Cassazione affermò che il divieto di comparire mascherati in pubblico «ha carattere assoluto, essendo diretto a impedire che, mediante il mascheramento, possano compiersi reati». In precedenza, un'altra sentenza correlava in maniera diretta il travestimento con abiti femminili con una maggiore facilità nel commettere reati oppure «attentati alla pubblica moralità».