“Creste” su straordinari e trasferte fittizie: sospesi due carabinieri forestali, c’è anche il furto di un tavolo dell’hotel Rigopiano

Falso e truffa ai danni dello Stato: l’ex maresciallo capo di Farindola e l’appuntato dovranno rispondere anche alla Procura militare. Grazie a telecamere e Gps i militari dell’Arma hanno documentato orari, spostamenti e turni
FARINDOLA. Dopo le formali contestazioni di falso e truffa ai danni dello Stato e dopo l’interrogatorio preventivo durante il quale gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, scatta ora la misura cautelare della sospensione dal servizio (la durata non è specificata nella misura) per l’ex maresciallo capo di Farindola Danilo Ambrosini e per l’appuntato Marco Gallerati, in servizio nella stessa sede e da qualche tempo trasferiti. Sono accusati di aver percepito straordinari e buoni pasto non dovuti, e di non aver svolto il regolare lavoro, facendo figurare, sul memoriale di servizio (da qui il falso) di aver lavorato oltre il dovuto, cosa non vera stando almeno alle contestazioni mosse dal pm Anna Benigni nel dettagliato capo di imputazione.
La procura ha in mano una montagna di elementi d’accusa, ottenuti grazie a una intensa attività investigativa svolta per mesi dai carabinieri della compagnia di Penne diretta dal capitano Alfio Rapisarda, autorizzati dal magistrato a mettere sotto controllo i cellulari dei due indagati; a registrare immagini dell’area di pertinenza dei carabinieri forestali “Parco” di Farindola, mediante l’installazione di una telecamera; a controllare mediante Gps gli spostamenti delle auto di servizio, «in questa maniera si documentava con precisione, per il periodo tra il 15 novembre e il 10 dicembre 2024 (data in cui si eseguiva il primo provvedimento di perquisizione per l’Ambrosini) non solo l’orario di arrivo e di partenza presso la sede di servizio di Ambrosini e dell’appuntato Gallerati, ma anche l’effettivo svolgimento dei turni esterni di perlustrazione, i quali, quando di durata non inferiore a tre ore, danno diritto ad un’indennità aggiuntiva», come scrive il gip Giovanni de Rensis nella misura cautelare.
Insomma, un controllo spietato su qualsiasi spostamento, ma soprattutto una serie di riscontri con le intercettazioni telefoniche durante le quali i due pianificavano la commissione dei presunti reati contestati dalla procura. Fra i tanti episodi ce ne sono alcuni emblematici come quello della partecipazione alla “X cerimonia commemorativa Forestale caduto per servizio” a Montesilvano, dove risulta che i due erano in servizio esterno dalle 7 alle 15 mentre la cerimonia iniziò alle 10 e terminò alle 12. Ma poi c'è anche il “pranzo di Natale” che rischia di coinvolgere altri carabinieri forestali che vi parteciparono a Carpineto della Nora, in un arco di tempo dove dovevano essere tutti in servizio e invece erano a festeggiare. E a rincarare la dose, dopo che il gip ha analiticamente vivisezionato ogni capo di imputazione, c’è anche la testimonianza di una collega che è legata anche al presunto furto di un tavolino in ferro contestato ad Ambrosini (al quale avrebbe assistito) che si trovava nella zona posta sotto sequestro: resti della tragedia di Rigopiano, ritrovato poi nella casa del maresciallo.
Racconto che descrive il comportamento dei due: «Spesso dormono in servizio. Le ore di straordinario sono assolutamente inutili e le nostre attività lo confermano; effettuano anche commissioni personali, entrano nei negozi, fanno la spesa. Ambrosini da circa un anno prende lezioni di apicoltura, sempre in orario di servizio. Quando ci sono le richieste di intervento, invece, aspettano tempo prima di intervenire, per fare in modo di non trovare nessuno quando si arriva. Ambrosini arrostisce la carne a Rigopiano per conto del titolare di un ristorante.... E sta in cassa a ...per conto della proprietaria del locale....». Insomma, accuse pesanti per le quali la militare sarebbe stata anche denunciata dalla difesa di Ambrosini.
Adesso entrambi dovranno rispondere dei fatti loro, contestati anche alla Procura Militare di Roma, competente per i reati propri degli appartenenti alle Forze armate che, per il giuramento prestato e la delicatezza del ruolo istituzionale a loro devoluto, possiedono una peculiare responsabilità e l’assoluto dovere giuridico e morale di rispettare le leggi.
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