Cuccarese ai pm: «Nessuna truffa allo Stato»
L’arcivescovo emerito difende il suo progetto naufragato della Cittadella della carità.
PESCARA. Il monsignore stringe mani e dispensa sorrisi a tutti. Cancella le ipotesi di truffa ai danni dello Stato, difende il naufragato progetto in favore dei poveri e lascia al suo ex braccio destro Luciano Carrozza il compito di spiegare ai magistrati come siano stati utilizzati i fondi ricevuti dalla Regione. L’arcivescovo emerito Francesco Cuccarese parla per quasi un’ora davanti ai pm Pietro Mennini e Giuseppe Bellelli.
Insieme a Giampiero Di Florio, compongono il pool che indaga sull’urbanistica e gli accordi di programma. Chiamato a rispondere sull’attività della sua fondazione Ivec (In Veritate et Caritate) e in particolare sulla realizzazione della Cittadella della carità, Cuccarese secondo l’accusa avrebbe parzialmente ricevuto fondi dalla Regione - 500mila euro - per la costruzione dell’opera senza i passaggi obbligati, ma soltanto demolendo un manufatto.
«I soldi sono stati utilizzati per costruire le opere e questo è stato ampiamente dimostrato», liquida la questione Giuliano Milia, uno dei legali dell’arcivescovo emerito di Pescara-Penne, che spiega di aver cercato sempre «di fare gli interessi e il bene della città». «Ci tenevo a realizzare», ha detto, «la Cittadella della Carità e la Cittadella dello sport, ma poi non è stato possibile rendere concrete per tanti motivi queste realtà. E come ho detto anche nel saluto alla popolazione, invece di offrirvi le opere che attraverso tanti sacrifici volevo a voi donare, vi lascio la mia umiliazione. Però penso che alla diocesi servirà molto di più la mia umiliazione per far fruttare spritualmente la diocesi anziché le opere stesse».
Prima di Cuccarese i magistrati hanno ascoltato Luciano Carrozza, gestore della Fondazione dell’ex arcivescovo, indagato anche lui per truffa ai danni dello Stato. Carrozza, al termine dell’interrogatorio, ha detto di avere intenzione di produrre le fatture sulle opere realizzate e di aver chiarito tutto. «E’ una situazione complessa», ha sottolineato, «perché si parla di sei anni di concessioni».
Gli interrogatori dei 33 indagati proseguiranno lunedì. Fra coloro che saranno ascoltati, c’è anche il presidente del consiglio comunale di Pescara Vincenzo Dogali. Al termine delle audizioni, i magistrati decideranno se chiedere il rinvio a giudizio oppure l’archiviazione, in attesa della decisione del gup.
Cuccarese è indagato anche per corruzione insieme al sindaco Luciano D’Alfonso nello stralcio della stessa inchiesta sull’urbanistica, passato nelle mani del pm Gennaro Varone.
«Noi», aveva raccontato l’ex presule pescarese al nostro giornale riferendosi anche al suo ex braccio destro, «avevamo comperato dei terreni per realizzare la Cittadella della carità e la Cittadella dello sport e poi non siamo riusciti a realizzare queste opere e li abbiamo ceduti. Il mio sogno era quello di lasciare delle strutture per i bisognosi e per i giovani. Purtroppo, con sofferenza, ho dovuto accettare la mancata realizzazione di questi progetti. Soffro per questo, non per l’inchiesta per la quale non temo nulla in quanto sono molto sereno. Non ho niente da nascondere, attendo molto tranquillamente la conclusione di questa vicenda che va avanti ormai da diversi anni.
Tutte le operazioni sono state trasparenti e senza alcuno scopo di lucro. Del resto, la fondazione Ivec è stata messa in piedi per opere di carità. La corruzione? Ma neanche per sogno. I debiti? Ci siamo impegnati, sì, ma non c’è stato nulla di preoccupante. L’unico rimpianto è quello di non aver portato a termine queste opere per il popolo pescarese. Ho molti bei ricordi di Pescara, dove sono tante le opere visibili».
Insieme a Giampiero Di Florio, compongono il pool che indaga sull’urbanistica e gli accordi di programma. Chiamato a rispondere sull’attività della sua fondazione Ivec (In Veritate et Caritate) e in particolare sulla realizzazione della Cittadella della carità, Cuccarese secondo l’accusa avrebbe parzialmente ricevuto fondi dalla Regione - 500mila euro - per la costruzione dell’opera senza i passaggi obbligati, ma soltanto demolendo un manufatto.
«I soldi sono stati utilizzati per costruire le opere e questo è stato ampiamente dimostrato», liquida la questione Giuliano Milia, uno dei legali dell’arcivescovo emerito di Pescara-Penne, che spiega di aver cercato sempre «di fare gli interessi e il bene della città». «Ci tenevo a realizzare», ha detto, «la Cittadella della Carità e la Cittadella dello sport, ma poi non è stato possibile rendere concrete per tanti motivi queste realtà. E come ho detto anche nel saluto alla popolazione, invece di offrirvi le opere che attraverso tanti sacrifici volevo a voi donare, vi lascio la mia umiliazione. Però penso che alla diocesi servirà molto di più la mia umiliazione per far fruttare spritualmente la diocesi anziché le opere stesse».
Prima di Cuccarese i magistrati hanno ascoltato Luciano Carrozza, gestore della Fondazione dell’ex arcivescovo, indagato anche lui per truffa ai danni dello Stato. Carrozza, al termine dell’interrogatorio, ha detto di avere intenzione di produrre le fatture sulle opere realizzate e di aver chiarito tutto. «E’ una situazione complessa», ha sottolineato, «perché si parla di sei anni di concessioni».
Gli interrogatori dei 33 indagati proseguiranno lunedì. Fra coloro che saranno ascoltati, c’è anche il presidente del consiglio comunale di Pescara Vincenzo Dogali. Al termine delle audizioni, i magistrati decideranno se chiedere il rinvio a giudizio oppure l’archiviazione, in attesa della decisione del gup.
Cuccarese è indagato anche per corruzione insieme al sindaco Luciano D’Alfonso nello stralcio della stessa inchiesta sull’urbanistica, passato nelle mani del pm Gennaro Varone.
«Noi», aveva raccontato l’ex presule pescarese al nostro giornale riferendosi anche al suo ex braccio destro, «avevamo comperato dei terreni per realizzare la Cittadella della carità e la Cittadella dello sport e poi non siamo riusciti a realizzare queste opere e li abbiamo ceduti. Il mio sogno era quello di lasciare delle strutture per i bisognosi e per i giovani. Purtroppo, con sofferenza, ho dovuto accettare la mancata realizzazione di questi progetti. Soffro per questo, non per l’inchiesta per la quale non temo nulla in quanto sono molto sereno. Non ho niente da nascondere, attendo molto tranquillamente la conclusione di questa vicenda che va avanti ormai da diversi anni.
Tutte le operazioni sono state trasparenti e senza alcuno scopo di lucro. Del resto, la fondazione Ivec è stata messa in piedi per opere di carità. La corruzione? Ma neanche per sogno. I debiti? Ci siamo impegnati, sì, ma non c’è stato nulla di preoccupante. L’unico rimpianto è quello di non aver portato a termine queste opere per il popolo pescarese. Ho molti bei ricordi di Pescara, dove sono tante le opere visibili».