L'arresto dell'imprenditore De Leonibus

PESCARA

Droga e mazzette in Comune: il dirigente e l'imprenditore restano in silenzio

Parlano i due accusati di spaccio: uno si difende, l'altro ammette di aver ceduto cocaina a Trisi

PESCARA. Restano in silenzio i due principali indagati dell'inchiesta su droga, appalti e mazzette al Comune di Pescara. L'imprenditore Vincenzo De Leonibus e il dirigente del Comune Fabrizio Trisi hanno scelto di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari. Più collaborativi, invece, i due accusati di fornire la droga: uno si è difeso negando ogni addebito, l'altro ha ammesso di aver ceduto cocaina a Trisi. 

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Davanti al gip Fabrizio Congolani, l'imprenditore De Leonibus si è avvalso della facoltà di non rispondere. Presenti all'interrogatorio anche i pm titolari dell'inchiesta, Luca Sciarretta e Anna Benigni. "Non abbiamo i documenti - ha detto uno dei legali di De Leonibus, l'avvocato Augusto La Morgia - dobbiamo esaminarli perché ne sono davvero tanti. Non abbiamo le carte, le abbiamo chieste e ancora non le abbiamo ottenute. Sono scatoloni di carte, quando le avremo lette sapremo fare una valutazione più compiuta. Il mio assistito è in una condizione psicologica che potete immaginare. Avvieremo quindi una interlocuzione nei prossimi giorni con l'ufficio del pubblico ministero per cercare di chiarire la sua posizione".

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Anche il dirigente del settore Lavori pubblici del Comune di Pescara, Trisi, rinchiuso in carcere a Chieti, ha scelto il silenzio.

Vincenzo Ciarelli, accusato di essere il pusher di Trisi, assistito dall'avvocato Roberto Serino, ha invece risposto alle domande del giudice: "Abbiamo raccontato come sono andati i fatti realmente", dice Serino, "ossia che non c'è stata attività di cessione di sostanza stupefacente nei confronti degli altri indagati. Abbiamo chiarito le situazioni". Relativamente alle ipotesi di accusa rivolte al suo assistito, Serino ha aggiunto: "Abbiamo rappresentato ai magistrati che conducono le indagini che sono solo delle supposizioni e che non ci sono riscontri oggettivi a conferma. Le intercettazioni non hanno nessun contenuto che possa far ritenere che ci sia stata un'attività di cessione di sostanze stupefacenti".

Pino Mauro Marcaurelio, il secondo pusher finito in manette due giorni fa, difeso dall'avvocato Gianluigi Amoroso, ha invece ammesso di aver ceduto "per amicizia" la cocaina a Trisi.