Due mesi dalla morte di Sofia: al Maior una lezione sulla donazione

11 Febbraio 2025

La 15enne, investita da un suv dopo essere uscita da scuola, è stata commemorata con una targa donata dall’Aido durante l’incontro organizzato nel suo liceo da Federica Chiavaroli

PESCARA. «Ogni anno migliaia di persone vengono salvate grazie al trapianto ed è bene comprendere a pieno cosa significa esprimere la propria dichiarazione di volontà alla donazione». A ribadirlo, davanti a una platea di studenti, è Daniela Maccarone, responsabile del Centro trapianti Abruzzo – Molise, nel corso dell’incontro organizzato ieri mattina dalla presidente del liceo Maior di Pescara Federica Chiavaroli, a due mesi dalla morte di Sofia Di Dalmazi, la 15enne travolta da un suv il 3 dicembre scorso e deceduta in ospedale una settimana dopo. La ragazza rappresenta un simbolo d’amore e di solidarietà, perché i genitori hanno deciso di donare i suoi organi subito dopo la tragica scomparsa.

E ieri mattina mamma Giusi e papà Giuseppe, in prima fila nell’aula rossa della sede di viale Pindaro dell’università d’Annunzio, hanno ricevuto dal vicepresidente dell’Aido Pescara (associazione italiana per la donazione di organi) Luciano Pasetti, una targa ricordo, simbolo di «un amore fortissimo», di cui ha parlato ieri anche don Christan Di Biase, professore di religione del liceo Maior, nel momento dedicato alla preghiera. L’iniziativa è stata organizzata in memoria di Sofia, ma anche con l’intento di sensibilizzare i più giovani nei confronti di una tematica apparentemente lontana ma rilevante, sia perché ha coinvolto in prima persona la comunità pescarese con la morte della studentessa, sia perché l’eventuale consenso può essere espresso volontariamente dai maggiorenni.

In Abruzzo le dichiarazioni di volontà rilasciate al 30 dicembre 2024 sono quasi 395mila, ma vi sono anche le opposizioni, spesso da parte dei famigliari. «Pescara è leader nella donazione, ma bisogna sempre fare i conti con chi si oppone», spiega Maccarone. «È necessario superare la paura, perché non si corre alcun rischio. La donazione avviene solo quando c’è l’assoluta certezza della morte. Il trapianto rappresenta una terapia efficace per i pazienti affetti da una grave insufficienza d'organo, non curabile con altri trattamenti medici». «Così come annunciato in occasione del primo evento, il 10 di ogni mese ci ritroveremo sempre insieme», dice Chiavaroli. «Sofia è sempre con noi, a scuola come altrove. Questa volta parliamo di donazioni, per far capire cosa significa tendere una mano al prossimo con gesti concreti, proprio come ci hanno dimostrato i genitori della vostra compagna». Il professor Antonio Saia, firmatario di importanti leggi in materia di trapianti, si è soffermato sulla legge 99 del 1991: «L’impulso della norma è partito da una storia molto triste, simile per certi versi a quella della nostra Sofia», spiega Saia. «Un bambino americano muore perché colpito da un proiettile in Calabria. Si chiamava Nicholas Green e i genitori decisero di donare gli organi. Così è partito l’input per una norma che stabilisse criteri ben precisi. Oggi, grazie alla legge, c’è un centro nazionale di trapianti».

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