E il direttore lavori delle Anime Sante si era autonominato

18 Giugno 2014

L’atto di Marchetti tre giorni prima della fine del mandato Dubbi sulla correttezza della gara a cinque poi espletata

L’AQUILA. In seguito all’acquisizione documentale eseguita da polizia e finanza nella sede della Direzione regionale per i beni culturali, sarebbe risultato che il 29 marzo del 2012, tre giorni prima della scadenza del suo mandato, Luciano Marchetti firmò la sua nomina a direttore dei lavori di restauro della chiesa di Santa Maria del Suffragio (Anime Sante).

Si pensava che a Marchetti, oltre al succitato incarico che si era dato, non fosse stato affidato dalla Direzione dei beni culturali alcun altro incarico. Tuttavia dalle investigazioni si è visto che il 30 agosto dello scorso anno, il direttore regionale Fabrizio Magani, dispose il pagamento di una fattura a favore di Marchetti per quasi 20mila euro relativa alla progettazione della messa in sicurezza della chiesa di Santa Giusta, anch’essa danneggiata dal sisma. Tornando alla direzione dei lavori per la chiesa delle Anime Sante, è poi avvenuto che il direttore Magani stabilì che comunque era indispensabile fare una gara pubblica. Alla fine l’architetto Di Girolamo, responsabile unico del procedimento, propose che il direttore dei lavori fosse individuato tra cinque professionisti tra i quali, ovviamente, Marchetti. Questi risultò l’unico a possedere una documentazione regolare e comunque fu primo in graduatoria dopo avere offerto un ribasso dell’8 per cento. Gli investigatori, insospettiti, hanno fatto dei riscontri sulla documentazione prodotta dai concorrenti e che la commissione ha ritenuto deficitaria. Per uno di loro mancava la polizza ma gli investigatori hanno accertato che il concorrente si impegnava comunque a sottoscrivere l’apposita polizza. Per gli altri partecipanti la commissione si era riservata di ammetterli con riserva. Nei casi in esame l’analisi documentale ha evidenziato che i concorrenti, in sostituzione della polizza assicurativa, hanno proposto la stessa dichiarazione di quel concorrente con la quale si assumevano l’impegno, in caso di vincita nella procedura, a siglare apposita polizza assicurativa professionale. Secondo gli investigatori è strano che tutti i concorrenti, ad eccezione di colui che ha vinto, non abbiano prodotto correntemente la documentazione prescritta dal bando di gara. Tra l’altro, sempre secondo la polizia giudiziaria, la redazione della documentazione riferita a due concorrenti sarebbe riferibile a una stessa mano. Dubbi anche sulla spedizione dei plichi. Malgrado i due professionisti abbiano luoghi diversi di lavoro emerge che la spedizione è stata fatta dalla stessa società. Per cui la mano che ha compilato i plichi per la spedizione è la stessa. La sintesi di questo, secondo gli investigatori, è che l’assegnazione dell’incarico si svolse in maniera non corretta. Coloro che hanno partecipato alla gara sono indagati per turbativa d’asta insieme a chi l’ha organizzata. Si tratta dell’architetto Giuseppe Di Girolamo (Mibac), dell’ingegnere Francesco Girasante, e dell’architetto Carmine Falasca (docenti alla D’Annunzio), degli ingegneri Mario Proietti e Marco Calderoni.

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