Ecografia alla tiroide? Tra un anno e 5 mesi
L’odissea di un paziente di 80 anni. Ma la Asl risponde: «Il medico di base non ha indicato l’urgenza»
PESCARA . Un anno e cinque mesi di attesa per sottoporsi a una visita endocrinologica e per effettuare un’ecografia alla tiroide. Succede all’ospedale civile di Pescara, dove in assenza di un qualsiasi codice di priorità (urgente, differibile, breve o programmabile) indicato nell’impegnativa del medico curante, un pensionato di 80 anni si è visto fissare l’esame di controllo il 6 giugno 2019.
«Questa non è una sanità che funziona», ha protestato incredulo Franco Biondi, rivolgendosi al Centro, «sapevo che i tempi di attesa alla Asl di Pescara fossero lunghi, ma non pensavo fino a questo punto. Sinceramente non so nemmeno se ci sarò ancora a giugno 2019». La visita endocrinologica, unita all’ecografia tiroidea, è stata prescritta a Biondi dal medico di base poiché l’uomo, da anni, si sottopone ad esami per individuare e controllare i disturbi legati alla tiroide, e alla presenza di alcuni linfonodi nel collo. Fino allo scorso anno, come ha raccontato, questi esami specialistici venivano effettuati all’ospedale civile con un’attesa media di pochi mesi, che sicuramente non raggiungeva un anno dalla prenotazione. Contattata dal Centro, Maria Assunta Ceccagnoli, responsabile del Centro unico di prenotazione (Cup) della Asl di Pescara, ha invece specificato che sia la visita endocrinologica sia l’ecografia alla tiroide rientrano tra quelle prestazioni erogate in base a diverse classi di priorità, che tuttavia devono essere necessariamente indicate sull’impegnativa. In particolare, la classificazione delle priorità di accesso va dalla classe “urgente”, che prevede di eseguire l'esame entro 72 ore, alla priorità “breve”, entro dieci giorni, seguita da “differibile”, entro 30 giorni per le visite e 60 per gli accertamenti diagnostici. Infine, c'è la classe “programmata” ossia che l'esame può essere differito nel tempo. «In questo caso», ha specificato Ceccagnoli, «non essendo stata ravvisata dal medico alcuna urgenza, non c’è stato modo di anticipare i tempi di attesa. Ma, tuttavia, se sussistono necessità particolari, invitiamo il cittadino a farlo presente e a rivolgersi ai nostri sportelli per trovare una data più vicina».
«I medici di famiglia», ribatte Biondi, «purtroppo sono restii a indicare l’urgenza sulla ricetta. Ma questo non vuol dire che la sanità pubblica debba avere tempi di attesa così spropositati. Non è un servizio che funziona. Al momento della prenotazione ho provato a spiegare le mie necessità all’impiegato del Cup, ma l’unica risposta è stata di telefonare a cadenza regolare per verificare se, nel frattempo, si fosse liberato qualche posto».
Ylenia Gifuni
©RIPRODUZIONE RISERVATA.