Evasione fiscale in 2 ditte di carni: assolti commercialista e altri due
Si tratta di Luigi Sabatini e delle due ex amministratrici Bianca Di Giambattista e Melissa Di Pentima Nel mirino della Procura era finita “L’Angolana srl”: condannati Mario Lepri e la socia Mariangela Cilli
PESCARA. Due condanne e tre assoluzioni. Così ha deciso il collegio del tribunale di Pescara per quella che era partita coma una maxi evasione fiscale da parte di due ditte di carni del Pescarese e che, alla fine del dibattimento, si è ridimensionata di molto. Un anno di reclusione (con la sospensione della pena e la non menzione) per Mario Lepri, ritenuto amministratore di fatto della “Angolana srl” con sede a Loreto Aprutino esercente l’attività di «commercio all'ingrosso di animali vivi e di carne fresca, congelata e surgelata”; 11 mesi di reclusione con pena sospesa per Mariangela Cilli, anche lei considerata socio e amministratore di fatto della stessa società; assoluzione da ogni capo di imputazione per Melissa Di Pentima (difesa da Aurora Lucia Corazzini), altra amministratrice della società; assoluzione anche per Bianca Di Giambattista, anche lei ex amministratrice; assolto per non aver commesso il fatto il commercialista Luigi Sabatini (difeso da Sabatino Ciprietti, legale anche di Lepri, Cilli e Di Giambattista insieme al collega Giancarlo De Marco).
I due condannati sono stati ritenuti responsabili soltanto di tre degli undici capi di imputazione (per tutti gli altri c’è stata l’assoluzione) che riguardavano una serie di presunte evasioni fiscali che sarebbero state compiute attraverso la gestione di due società: oltre all’Angolana srl anche l’Angolana Carni srl di Città Sant’Angelo, sempre nelle mani di Lepri, stando all’accusa.
Il pm Andrea Papalia aveva concluso la sua requisitoria in una precedente udienza, chiedendo la condanna per tutti e cinque gli imputati. Ma il lungo dibattimento (i fatti vennero fuori nel 2018, ma si riferivano a questioni che partivano dal 2015) ha permesso al collegio difensivo di fare chiarezza sulle diverse contestazioni e quindi di ridimensionare la portata dell’inchiesta e del processo.
Era stata la guardia di finanza, coordinata appunto dal pm Papalia, ad evidenziare una lunga serie di presunte irregolarità nella gestione delle due società e nei rapporti tra l’una e l’altra. Accuse piuttosto pesanti che riguardavano, come evidenziava l’imputazione, «operazioni oggettivamente simulate», che gli imputati avrebbero compiuto «avvalendosi di artifici contabili e mezzi fraudolenti idonei ad ostacolare l’accertamento e ad indurre il errore l’amministrazione finanziaria (parti offese erano il ministero delle Finanze e l’Agenzia delle Entrate ndc), facendo figurare acquisti per importi sensibilmente «maggiorati», rispetto a quelli risultanti dalle fatture acquisti e in particolare acquisti “gonfiati”».
Insomma, un impianto accusatorio che ha retto soltanto in parte al vaglio dei giudici del tribunale. L’avvocato Ciprietti ha poi dimostrato l’assoluta estraneità del commercialista e consulente tributario di fiducia dell’Angolana, da ogni accusa, portando il collegio a sentenziare la sua assoluzione per non aver commesso il fatto. Il tribunale ha anche disposto la restituzione delle somme che la procura aveva fatto sequestrare a suo tempo: alcuni milioni di euro che ora verranno restituiti ai legittimi interessati.