francavilla
Ex hotel a costi ridotti Di Renzo: illegittimo
FRANCAVILLA. L’amministrazione del sindaco Antonio Luciani punta a ridurre i costi a carico degli imprenditori che chiedono il cambio di destinazione d’uso degli ex-alberghi in residenze. «E’...
FRANCAVILLA. L’amministrazione del sindaco Antonio Luciani punta a ridurre i costi a carico degli imprenditori che chiedono il cambio di destinazione d’uso degli ex-alberghi in residenze. «E’ scandalosa la delibera di giunta del 5 luglio con la quale si consente di predisporre una nuova stima al ribasso dei valori degli immobili interessati dal cambio di destinazione d’uso» accusa il consigliere d’opposizione Stefano Di Renzo (Democratici per Francavilla). «La scusa è quella di un riallineamento dei valori già proposti all’attuale situazione del mercato immobiliare, ma sorgono dei dubbi, soprattutto alla luce di un ricorso pendente al Tar su questo tema e promosso dalla ditta Luciani che è proprietaria dell’ex hotel Lido». Secondo Di Renzo, la delibera di trasformazione degli alberghi in appartamenti è illegittima, come inappropriato è il sistema di valutazione del plusvalore «in quanto non certificato da nessun ente abilitato», afferma, ricordando di aver sostenuto tali posizioni «fin dall’inizio, nelle riunioni di maggioranza tenute nella sede del Pd. Ma sono rimaste sempre inascoltate. Ci sono vincoli nelle zone interessate che comportano delle destinazioni d’uso turistico-ricettive» spiega, «sono parti del territorio strategiche che non si possono modificare con una semplice norma tecnica. Il Prg aveva individuato in queste zone una risorsa specifica per il territorio e la città, risorsa che si chiama turismo. Con il cambio di destinazione d’uso, l’interesse pubblico sarà annullato» incalza Di Renzo, «con un chiaro vantaggio per i costruttori e un danno alla città, prima in termini di turismo e ora anche in termini economici. Se la procedura così come impostata dovesse proseguire e approdare in consiglio», minaccia il consigliere d’opposizione, «siamo pronti a rivolgerci anche alla magistratura». (g. g.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA