Folla per l’addio a Coletti «Fece nascere l’Aterno»
Chiesa di San Pietro apostolo piena per il funerale dell’ex provveditore agli studi Il ricordo di Santilli: «Carlo ha rappresentato un pezzo di storia delle scuole»
PESCARA. Due carriere professionali che si sono intrecciate, quella di Carlo Coletti, scomparso a 84 anni e quella di Sandro Santilli, il quale è stato chiamato dalla famiglia Coletti proprio per ripercorrere un profilo del congiunto durante il funerale che è stato celebrato ieri pomeriggio, nella chiesa di San Pietro apostolo affollata di gente.
Già, poiché sia Coletti, sia Santilli, sono stati due provveditori agli studi che hanno fatto la storia negli ultimi quarant’anni dei Prevveditorati di Pescara e Chieti, presso i quali, in due occasioni, prima a Chieti e poi a Pescara, Santilli è stato un successore di Coletti. «Quando Carlo era al ministero della Pubblica istruzione, a Roma, negli anni Settanta», ha ricordato commosso Santilli durante il suo funerale, rievocando un passato pieno di eventi, «io ero un funzionario del ministero a Chieti. Ma poi è successo che Carlo da Roma si trasferì a Chieti, chiamato con l’incarico di provveditore, mentre io andai a Pescara. Carlo poi rimase qualche anno a Chieti, per poi passare a Pescara con lo stesso incarico. E io lo raggiunsi nel 1983, con l’incarico di capo sezione».
«Per quattro anni», ha proseguito Santilli, «fui il suo più stretto collaboratore, prima che io tornassi a Chieti, come provveditore, ovvero nel posto in precedenza occupato da lui».
E se questo fu il primo avvicendamento tra i due, seppur non consecutivo, il secondo avvenne a Pescara. «Era il 1998 e Carlo in quell’anno andò in pensione. E fui io a diventare provveditore agli studi di Pescara».
Vite parallele che si intersecano, ieri ricalcate con commozione da Santilli, ripensando a quel periodo degli anni di provveditorato di Coletti, in cui, ha riportato alla luce Santilli, «tra l'altro si decretò la divisione in due dell’istituto Acerbo, con la nascita dell’Aterno. E l’apporto di Carlo fu notevole anche per le iniziative che intraprese nell’ambito della natura e dei fiumi».
«Ricordo Carlo», ha continuato Santilli, «come una persone mite, discreta, buona ed educata. Una persona di altri tempi, che non ho mai visto arrabbiata. Sempre attento alle istituzioni, inoltre, pretendeva rispetto nei confronti della scuola». Un tratto, quello evidenziato da Santilli, che rappresenta un pezzo di storia della scuola di un tempo.
«Coletti si approcciava alle diverse problematiche che gli si presentavano con un distacco solo apparente, il quale invece celava un’autentica partecipazione», ha fatto presente Santilli, «solo che commemorando Coletti, che ha lasciato la moglie Emanuela Di Gioia, i figli Massimo e Donatello e sei nipoti, nel periodo in cui cominciarono i cambiamenti nella scuola, Carlo mostrò verso di essi un po’ di scetticismo».
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