Gabrielle Zevin in Italia con l’ultimo romanzo inno all’amore e ai libri

24 Giugno 2014

Da domani a Milano la scrittrice americana il cui libro è stato tradotto dalla casa editrice Nord e in altri 31 Paesi

Domani sarà in Italia Gabrielle Zevin, la celebrata scrittrice americana il cui ultimo romanzo “La misura della felicità” (editrice Nord, 320 pagine, 16 euro), in distribuzione dal 19 giugno, ha venduto i diritti di traduzione in ben trentuno Paesi. Domani la Zevin presenterà il suo romanzo a Milano, dopodomani a Roma e il 27 giugno sarà l’ospite d’onore del “Caffeina Festival” di Viterbo. Il nuovo caso letterario racconta la storia di un libraio, A.J. Fikry, che, diventato vedovo, diventa scontroso e irascibile, arrivando a stancarsi del suo lavoro. Fino a quando, una sera, rientrando in libreria, trova una bimba che gironzola nel reparto dedicato all’infanzia con in mano un biglietto scritto dalla madre: “Questa è Maya. Ha due anni. È molto intelligente ed eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata”. Seppur riluttante, A.J. adotterà la bimba lasciando che gli sconvolga l’esistenza. Grazie a lei, il libraio non solo scoprirà la gioia di essere padre, ma riassaporerà anche il piacere di essere un libraio. Quello che segue è uno stralcio tratto dal capitolo “Di cosa parliamo quando parliamo di amore”.

di GABRIELLE ZEVIN

«Lotto 2200. Un’acquisizione dell’ultimo minuto per l’asta pomeridiana e una rara opportunità per gli intenditori di libri d’epoca: “Tamerlane e altre poesie” di Edgar Allan Poe. Scritto da Poe all’età di diciotto anni e attribuito a un “bostoniano”. Solamente cinquanta copie stampate all’epoca. Tamerlane è destinato a essere il fiore all’occhiello di ogni grande collezione di libri rari. Questa copia mostra un certo logorio sul dorso e presenta segni di matita in copertina. Tutto ciò comunque non pregiudica la bellezza di questo oggetto, nè influisce sul fatto che esso è estremamente raro. La base d’asta è di 20.000 dollari. Diamo il via alle offerte».

Il libro viene venduto per 72.000 dollari, poco sopra il prezzo di riserva. Detratte le commissioni e le tasse, la cifra è appena sufficiente per coprire la quota a carico del paziente per l’intervento e per il primo ciclo di radioterapia. Anche dopo aver ricevuto l’assegno da Christie’s, A.J. continua a chiedersi se portare a termine la cura. Pensa che quei soldi sarebbero meglio spesi per l’istruzione universitaria di Maya.

«No. Sono in gamba. Mi daranno una borsa di studio», dice Maya. «Scriverò il componimento per l’ammissione al college più triste che sia mai stato presentato: un’orfana abbandonata in una libreria da una madre single, con un padre adottivo che è stato colpito da una rarissima forma di cancro al cervello. Eppure, nonostante queste sciagure, quell’orfana è diventata un pilastro della comunità. Abboccheranno, vedrai».

«Che cosa priva di buon gusto», A.J. ride del mostro che ha creato.

«In più, io ho del denaro da parte», dichiara la moglie.

Morale della favola: le donne della sua vita vogliono che lui viva. Così prenota l’intervento.

«Adesso che sono qui, mi viene da pensare che “La fioritura tardiva” fosse soltanto un mucchio di sciocchezze», sospira Amelia. Si alza e va alla finestra. «Vuoi le tendine alzate o abbassate? Con le tendine alzate, entra un po’ di luce naturale e possiamo godere dell’incantevole vista dell’ospedale pediatrico. Con le tendine abbassate, puoi apprezzare il mio pallore cadaverico, esaltato dal neon. Scegli tu».

«Alzate. Voglio ricordarti al tuo meglio», afferma A.J.

«Ricordi quel brano in cui Friedman dice che è impossibile descrivere la camera di un ospedale? Sostiene che descriverla sia troppo doloroso se la persona che ami è lì dentro o qualche stronzata del genere. Come abbiamo potuto pensare che fosse un paesaggio poetico? Che cretini siamo stati. In questo momento, sto dalla parte di tutte le persone che non hanno voluto leggere quel libro. Sto col grafico che ha messo i fiori e i piedi in copertina. Sai che ti dico? Puoi benissimo descrivere una camera d’ospedale. È grigia. I quadri alle pareti sono i peggioriche tu abbia mai visto. Cioè, roba che è stata rifiutata dall’Holiday Inn. L’odore delle cose... è come se qualcuno stesse cercando di coprire la puzza di piscio».

«Ma a te piaceva “La fioritura tardiva”».

Non gli ha mai detto di Leon Friedman. «Ma non ho mai desiderato ritrovarmi in una stupida versione teatrale del libro una volta passati i quarant’anni».

«Pensi che devo proprio farlo, questo intervento?»

Amelia alza gli occhi al cielo. «Ma certo che sì. Per prima cosa, succederà tra venti minuti, quindi probabilmente non ci darebbero i soldi indietro. E, seconda cosa, ormai ti hanno rasato la testa. Sembri un terrorista. Che senso avrebbe tornare sui propri passi, adesso?».

«Vale la pena spendere soldi per guadagnare anni che saranno probabilmente uno schifo?» le chiede.

«Sì», dichiara lei, prendendogli le mani.

«Mi sembra di ricordare una donna che mi ha parlato dell’importanza di avere la stessa sensibilità. Mi sembra di ricordare una donna che ha rotto il suo fidanzamento con un autentico Eroe Americano perchè conversare con lui non era piacevole. Potrebbe succedere a noi, sai», mormora A.J.

«Si tratta di una situazione completamente diversa», dichiara Amelia. «Cazzo!» urla un attimo dopo. Amelia non dice mai parolacce e A.J. teme che sia successo qualcosa di grave. «Cosa c’è?», chiede.

«Be’, se proprio vuoi saperlo, c’è che mi piace il tuo cervello».

Lui fa una risata e lei piange un po’. «Oh, basta lacrime. Non voglio la tua compassione.

«Non sto piangendo per te. Sto piangendo per me. Sai quanto ci ho messo a trovarti? Sai a quanti orribili appuntamenti sono andata? Non posso...» - è senza fiato - «... non posso iscrivermi di nuovo a Match.com. Non posso e basta».

«Bisogna sempre guardare avanti, Bibo».

«Bibo? Che razza di...? Non puoi tirare fuori quel nomignolo a questo punto della nostra relazione!».

«Incontrerai qualcuno. A me è successo».

«’Fanculo. A me piaci tu. Sono abituata a te. Sei quello giusto, coglione. Non posso incontrare qualcun altro».

Lui la bacia e allora lei le allunga la mano tra le gambe di lui, sotto il camice operatorio, e stringe. «Adoro fare sesso con te», dice. «Se dopo l’operazione sarai un vegetale, potrò ancora fare sesso con te?».

«Certo», annuì A. J.

«E non mi stimerai meno?»

«No». Fa una pausa. «Non se se mi piace la piega che ha preso questa conversazione».

«Ci hai messo quattro anni a chiedermi di uscire». «Vero». «Sei stato cattivissimo con me il giorno che ci siamo conosciuti».

«Vero anche questo».

«Sono così incasinata. Come potrò mai trovare qualcun altro?».

(per gentile concessione
della casa Editrice Nord)