Gamba amputata, la Asl condannata a un risarcimento da 350 mila euro

Sentenza della Corte d’appello dice sì a 350 mila euro di risarcimento: paziente penalizzata da diagnosi in ritardo

PESCARA. È entrata all’ospedale di Pescara, reparto di Ortopedia, il 10 aprile del 1996 all’età di 67 anni per una frattura al femore dopo una caduta in casa. È stata operata, l’intervento è riuscito ma, poi, il decorso operatorio ha portato con sé conseguenze inaspettate: la gamba è andata in cancrena ed è stato necessario amputarla. Sedici anni dopo, con la paziente già morta nel 2004 per un’altra causa, è arrivato il risarcimento danni a 2 eredi: la Asl di Pescara e l’ex primario di Ortopedia, Emilio Manes, dovranno pagare 350 mila euro agli eredi di una pescarese. È quanto dispone una sentenza della Corte d’appello dell’Aquila che ha ribaltato il verdetto del primo grado di giudizio: «È palese l’errore dei sanitari dell’ospedale», scrive il giudice Luigi D’Orazio. Una sentenza che la Asl non accetta: la battaglia giudiziaria proseguirà ancora davanti ai giudici della Corte di cassazione.

Sentenza. A raccontare quello che è successo è l’avvocato Giuseppe Cordova, di Pescara, che assiste la famiglia della paziente: «La sentenza di primo grado», spiega, «ha stabilito che non c’è stata colpa professionale nell’assistenza alla mia cliente ma la Corte d’appello ha disposto che i medici hanno colpevolmente trascurato sintomi che, se fossero stati tempestivamente trattati, avrebbero permesso di salvare l’arto. Purtroppo, così non è stato: la gamba, a causa del ritardo diagnostico, è andata in necrosi ed è stato necessario amputarla». Secondo il legale, «il decorso è stato caratterizzato da un comportamento negligente dei medici tanto che una trombosi venosa profonda è stata ignorata». Un ritardo di 2 giorni, per la sentenza: «La formazione del trombo», dice il documento, «era presente il 17 aprile 1996 in base a tutti i sintomi presenti nella paziente (età avanzata, obesità, ipertensione, intervento chirurgico, stato febbrile persistente, dolore e, soprattutto, riduzione molto consistente del valore delle piastrine) mentre i sanitari hanno accertato l’esistenza del trombo solo il 19 aprile e hanno atteso un giorno intero prima di trasferire la paziente al reparto di Chirurgia vascolare dell’ospedale di Chieti, senza che venisse inserito il filtro cavale o si procedesse alla trombectomia».

Primario. La sentenza passa in rassegna anche il ruolo del primario che, dice il documento, ha l’obbligo di supervisionare le attività anche se non è presente: «Per il giudice, il primario, anche se assente, ha sempre l’onere di verificare che tutto sia svolto secondo l’arte della scienza medica», sottolinea Cordova.

Perizie. Per il risarcimento, sono state determinanti le perizie della difesa: i consulenti di parte hanno dimostrato che l’amputazione della gamba si sarebbe potuta evitare se la trombosi fosse stata scoperta prima.

Cassazione. La Asl contesta la sentenza di secondo grado: «La Corte d’appello in maniera immotivata e non condivisibile», c’è scritto su una relazione trasmessa al direttore generale della Asl Claudio D’Amario, «ha ribaltato la sentenza di primo grado». L’avvocato che assiste la Asl, Camillo Tatozzi di Francavilla, ha scritto una nota al dirigente del dipartimento Affari legali, Vero Michitelli, per dire che ci sono «giustificati motivi per l’impugnazione della sentenza». E così farà D’Amario: la Asl andrà davanti ai giudici della Corte di cassazione per sostenere che i medici hanno fatto il proprio dovere e che quello che è successo resta un fatto imprevedibile. Manes, invece, sostiene che non ha mai avuto in cura la paziente visto che nei giorni del ricovero il medico è stato anche in ferie.

Pagamento. La Asl chiederà la sospensiva della sentenza per non pagare i danni. Una cifra che potrebbe rivelarsi superiore ai 350 mila euro stabiliti dal giudice: il risarcimento va calcolato secondo gli indici Istat di 16 anni fa e dal 1996 cominciano a decorrere gli interessi e la rivaluzione monetaria. «Il risarcimento», spiega Cordova, «potrebbe superare 500 mila euro».

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