I grandi musicisti suonano con le corde armoniche della Majella / Foto
ASalle, alle pendici del Morrone, la fabbrica di corde di budello apprezzate dai musicisti di tutto il mondo
di Daniela D’Alimonte
«Uno strumento musicale senza corde rimane pur sempre un pezzo di legno». Ne sono convinti i fratelli Pietro e Beniamino Toro che a Salle, piccolo centro dell’entroterra pescarese, realizzano le corde armoniche secondo un’antica tradizione del posto. Fin dal 1400 il paese era assai famoso per questo prodotto che esportava in tutta Europa e per i suoi cordari che creavano il manufatto ricavandolo dal budello degli ovini della vicina Maiella. Un tempo qui questi artigiani erano così numerosi che si diceva ve ne fosse uno per ogni casa. I fratelli Toro hanno ereditato l’attività dal padre Raffaele, cordaro autentico, che da ragazzo era stato mandato a Napoli ad apprendere il mestiere in uno dei tanti laboratori fondati nel secolo precedente dagli stessi sallesi che si erano stanziati nella città. Il trasferimento dei cordari , nel corso dell’Ottocento, non solo nella città partenopea ma anche a Roma, era giustificato dalla possibilità di vendere qui più facilmente i loro prodotti; in questi centri era infatti assai frequente l’esibizione di musicisti e l’organizzazione di concerti. Fino agli anni Settanta del Novecento a Salle vi erano ancora sette o otto laboratori che lavoravano il budello, oltre che per strumenti musicali anche per il filo di sutura chirurgico; oggi la “Toro Strings” di Pietro e Beniamino è l’unica azienda rimasta; la conduzione è tipicamente familiare e vi lavorano anche una sorella e due nipoti. Le corde vengono realizzate ancora secondo i criteri tramandati dai secoli scorsi, industrializzare il prodotto significherebbe infatti per i due artigiani far perdere la sua qualità e le sue caratteristiche fondamentali. «Riteniamo che le corde debbono esser lavorate una per una» spiega Pietro mentre esamina attentamente i suoi manufatti «con cura e pazienza; anche a livello chimico siamo poco invasivi, sul budello applichiamo solo acqua ossigenata e soda affinché resti un prodotto assolutamente naturale».
Oggi, essendo gran parte dei materiali musicali sintetici, le corde armoniche di budello sono senz’altro un prodotto di nicchia. «I nostri clienti» aggiunge Beniamino «sono professori del Conservatorio, due anni fa, per il concerto di Natale al Senato, sugli strumenti sono state applicate le corde realizzate da noi. L’Accademia di Santa Cecilia a Roma usa regolarmente i nostri prodotti. Siamo specializzati in particolare nel creare corde per la musica barocca e antica, per gli Stradivari ad esempio, sui quali è impensabile applicare corde di nailon perché perderebbero il loro valore. Essi sono stati costruiti per avere corde di budello e il loro suono unico è frutto di questo speciale connubio». Lavorare un corda richiede dedizione e pazienza, le fasi da seguire sono assai numerose. Innanzitutto bisogna tagliare il budello e pulirlo, poi si passa a costruire la corda tramite la torcitura del budello su se stesso, più budella si torcono, più essa diventa spessa. Per una sola corda di contrabbasso ci possono volere anche cinquecento budella. Il prodotto si mette poi ad essiccare. L’asciugatura è un proc. esso molto delicato, non va fatto mai in maniera brusca perché la corda diventerebbe facilmente spezzabile.
Nella fase finale con una speciale macchina si dà un diametro preciso. Per ottenere una corda finita occorre alla fine una settimana di lavoro; se deve essere rivestita d’argento, anche qualche giorno in più. Chi pensa che il mercato di questi manufatti sia minimo o che con la crisi si sia ristretto deve ricredersi: i fratelli Toro confessano di faticare a rispettare le consegne perché le richieste sono tante. «La clientela è rimasta costante nel tempo» sottolineano i fratelli artigiani «ci chiede delle garanzie e un prodotto di alta qualità, e la qualità non teme la crisi. Il nostro è un mercato soprattutto internazionale, il più grande dei nostri rivenditori è a Parigi dove abbiamo clienti molto importanti, il violino di proprietà di Luis Vuitton ad esempio ha le nostre corde. La nostra seconda più grande rivendita è poi in Giappone dove la musica classica è amatissima».
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