«Il bando per la Asl costruito a tavolino»
L’accusa del gip: per l’operazione i lobbisti si sono serviti di un dirigente della Regione.
PESCARA. Il bando per la realizzazione dei nuovi uffici della Asl dell’Aquila avrebbe dovuto essere confezionato a tavolino: sottratto con un éscamotage alla firma del governatore Gianni Chiodi e affidato al nulla osta di un funzionario regionale. Alla procura di Pescara il quadro appare chiaro: a redigere il bando che, secondo l’accusa, avrebbe dovuto favorire l’imprenditore Alido Venturi grazie alla mediazione dell’ex assessore regionale Italo Mileti e del presidente della Fira Servizi Claudio D’Alesio avrebbe dovuto essere Enzo Mancinelli: il dirigente del settore Beni e servizi dell’assessorato alla Sanità avrebbe agito, secondo l’accusa, nella prospettiva di «promesse o pagamenti corruttivi».
Quali? L’ordinanza cita l’ipotesi di acquisto di un’auto nuova, che però non avrebbe avuto seguito, e la richiesta di assunzione della figlia del funzionario. «Con Enzo ho parlato, vedi che avevo ragione? Per quello non c’è bisogno, non deve passare in giunta. L’autorizzazione la deve dare lui» dice Mileti a D’Alesio in una conversazione registrata dai carabinieri il 28 agosto scorso. Ma nell’ordinanza firmata dal gip Luca De Ninis, il nome di Mancinelli - indagato dal pm Gennaro Varone con l’ipotesi di corruzione aggravata assieme ad altre sei persone, tra cui l’assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni e l’ex manager Asl Roberto Marzetti - compare ben prima. Quando il presunto «comitato d’affari» che si sta adoperando per vendere o affittare alla Asl dell’Aquila un capannone da 7500 metri quadrati - un affare da 10-12 milioni di euro - individua un funzionario che possa seguire l’iter. «È meglio Mancinelli, è il capo dell’ufficio unico: tutte le gare le fa lui» dice Mileti a D’Alesio che propone un nome diverso. Dunque, il 16 agosto, Mileti contatta Mancinelli: «Ci dobbiamo vedere con Claudio, perché Claudio come società deve rispondere a una gara che farà la Asl dell’Aquila, se gli vuoi dare un consiglio, una impostazione» gli dice.
Mancinelli si offre di «dare una mano». Il dialogo è seguito da una conversazione che, secondo il gip, è emblematica. Mileti a D’Alesio: «Ho parlato con Enzo. Ha detto: ci mancherebbe. Cioé, fai uscire il bando, poi ti dico io come c... lo devi fare». D’Alesio: «È tutto il contrario, prima che esce: se no, che c... esce a fare». Dunque, osserva il gip, per pilotare la gara «Mancinelli spiegherà a Marzetti come debba formare la delibera; il bando verrà impostato prima di essere pubblicato, in modo da precostituire l’aggiudicazione in favore di Venturi» in modo da «pilotare le procedure amministrative». Il dirigente regionale, secondo l’accusa, è pronto ad autorizzare l’operazione in prima persona.
A questo proposito, tuttavia, mentre si avvicina alla fine del suo mandato, Marzetti appare scettico: «Io penso che l’autorizzazione vera è quella della giunta regionale, credo che Mancinelli faccia un po’ di confusione, nel senso che la considera una acquisizione di beni e servizi» osserva durante una conversazione il direttore generale della Asl aquilana. Al contrario, secondo il manager - che il 7 ottobre ripeterà questa versione davanti al pm - l’acquisizione di un immobile avrebbe dovuto passare attraverso il settore patrimonio e attraverso un altro dirigente. A questo punto - nonostante secondo l’accusa l’operazione abbia l’avallo di Venturoni - l’iter subisce un rallentamento e il 4 settembre Mancinelli chiama Marzetti per sollecitarlo: «Mi devi firmare una richiesta di autorizzazione a una gara, ti sei scordato di metterci la firma, capito?».
Marzetti: «Farò di tutto per venire lunedì». Mancinelli: «... quella delle sacche preconvenzionate». Quest’ultima battuta viene definita dal gip una forma di «complice ironia», nel senso che Marzetti avrebbe dimenticato «di firmare la delibera delle sacche preconvenzionate, ovvero dell’affare che dovrà aggiudicarsi il gruppo Venturi». Ma l’affare non andrà in porto. Marzetti, che secondo il gip inizialmente sarebbe stato d’accordo con i «lobbisti», deciderà di cambiare le carte in tavola: «Gli devo bruciare l’operazione» dice a una collaboratrice il 17 settembre, poco prima di lasciare l’incarico alla Asl. Quindi, mentre il gruppo di pressione si sta riorganizzando, gli arresti di Mileti e D’Alesio (da giovedì ai domiciliari), secondo il gip, metteranno fine alla vicenda.
Quali? L’ordinanza cita l’ipotesi di acquisto di un’auto nuova, che però non avrebbe avuto seguito, e la richiesta di assunzione della figlia del funzionario. «Con Enzo ho parlato, vedi che avevo ragione? Per quello non c’è bisogno, non deve passare in giunta. L’autorizzazione la deve dare lui» dice Mileti a D’Alesio in una conversazione registrata dai carabinieri il 28 agosto scorso. Ma nell’ordinanza firmata dal gip Luca De Ninis, il nome di Mancinelli - indagato dal pm Gennaro Varone con l’ipotesi di corruzione aggravata assieme ad altre sei persone, tra cui l’assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni e l’ex manager Asl Roberto Marzetti - compare ben prima. Quando il presunto «comitato d’affari» che si sta adoperando per vendere o affittare alla Asl dell’Aquila un capannone da 7500 metri quadrati - un affare da 10-12 milioni di euro - individua un funzionario che possa seguire l’iter. «È meglio Mancinelli, è il capo dell’ufficio unico: tutte le gare le fa lui» dice Mileti a D’Alesio che propone un nome diverso. Dunque, il 16 agosto, Mileti contatta Mancinelli: «Ci dobbiamo vedere con Claudio, perché Claudio come società deve rispondere a una gara che farà la Asl dell’Aquila, se gli vuoi dare un consiglio, una impostazione» gli dice.
Mancinelli si offre di «dare una mano». Il dialogo è seguito da una conversazione che, secondo il gip, è emblematica. Mileti a D’Alesio: «Ho parlato con Enzo. Ha detto: ci mancherebbe. Cioé, fai uscire il bando, poi ti dico io come c... lo devi fare». D’Alesio: «È tutto il contrario, prima che esce: se no, che c... esce a fare». Dunque, osserva il gip, per pilotare la gara «Mancinelli spiegherà a Marzetti come debba formare la delibera; il bando verrà impostato prima di essere pubblicato, in modo da precostituire l’aggiudicazione in favore di Venturi» in modo da «pilotare le procedure amministrative». Il dirigente regionale, secondo l’accusa, è pronto ad autorizzare l’operazione in prima persona.
A questo proposito, tuttavia, mentre si avvicina alla fine del suo mandato, Marzetti appare scettico: «Io penso che l’autorizzazione vera è quella della giunta regionale, credo che Mancinelli faccia un po’ di confusione, nel senso che la considera una acquisizione di beni e servizi» osserva durante una conversazione il direttore generale della Asl aquilana. Al contrario, secondo il manager - che il 7 ottobre ripeterà questa versione davanti al pm - l’acquisizione di un immobile avrebbe dovuto passare attraverso il settore patrimonio e attraverso un altro dirigente. A questo punto - nonostante secondo l’accusa l’operazione abbia l’avallo di Venturoni - l’iter subisce un rallentamento e il 4 settembre Mancinelli chiama Marzetti per sollecitarlo: «Mi devi firmare una richiesta di autorizzazione a una gara, ti sei scordato di metterci la firma, capito?».
Marzetti: «Farò di tutto per venire lunedì». Mancinelli: «... quella delle sacche preconvenzionate». Quest’ultima battuta viene definita dal gip una forma di «complice ironia», nel senso che Marzetti avrebbe dimenticato «di firmare la delibera delle sacche preconvenzionate, ovvero dell’affare che dovrà aggiudicarsi il gruppo Venturi». Ma l’affare non andrà in porto. Marzetti, che secondo il gip inizialmente sarebbe stato d’accordo con i «lobbisti», deciderà di cambiare le carte in tavola: «Gli devo bruciare l’operazione» dice a una collaboratrice il 17 settembre, poco prima di lasciare l’incarico alla Asl. Quindi, mentre il gruppo di pressione si sta riorganizzando, gli arresti di Mileti e D’Alesio (da giovedì ai domiciliari), secondo il gip, metteranno fine alla vicenda.