L’Abruzzo è pronto per lo sciopero generale di venerdì
Saranno quattro i sit-in davanti alle prefetture provinciali La protesta riguarda trasporti, sanità, operai e pensionati
L'Abruzzo si prepara alla sciopero generale. Una mobilitazione che venerdì 29 novembre porterà in piazza, sotto il cartello di Cgil e Uil – la Cisl non ha aderito – migliaia di lavoratori del settore trasporto, della sanità e della scuola, operai, studenti e pensionati. Possibili disagi per i viaggiatori che utilizzano la rete autostradale. A incrociare le braccia, contro la manovra del governo, saranno anche gli agenti del comparto sicurezza.
Quattro i sit-in previsti, con inizio alle 10.30, davanti alle Prefetture dell'Aquila, Pescara, Chieti e Teramo: una delegazione di manifestanti consegnerà ai Prefetti un documento con l'analisi delle criticità della legge di Bilancio e le richieste su scala provinciale. Il segretario regionale della Cgil, Carmine Ranieri, e il segretario Uil Abruzzo, Michele Lombardo, chiamano tutti alla mobilitazione.
LE RIVENDICAZIONI.
La mobilitazione ha una matrice unica: il cambiamento della manovra di bilancio considerata dai sindacati «del tutto inadeguata a risolvere i problemi dei cittadini» e per rivendicare «l’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni,, il finanziamento di sanità, istruzione, servizi pubblici e il potenziamento delle politiche industriali». Lavoratori, studenti e pensionati scenderanno in piazza «contro la perdita del potere d'acquisto, la crescita della precarietà e del lavoro nero, i tagli ai servizi sanitari di trasporto e d'istruzione». Bocciata anche la politica fiscale del Governo, che ha messo in campo «un peggioramento della legge Fornero, che si applicherà al 99,9% dei lavoratori». Nella piattaforma rivendicativa figurano anche la rivalutazione delle pensioni, «l'aumento di soli 3 euro al mese per le minime è una beffa», dicono i sindacati, che contestano «l'assenza di una politica industriale e i ritardi nell’attuazione del Pnrr». Cgil e Uil, per invertire la tendenza chiedono all'esecutivo Meloni «di prendere i soldi da dove sono, extraprofitti, rendite, grandi ricchezze, evasione fiscale; un finanziamento straordinario per la sanità pubblica, il rinnovo dei contratti collettivi pubblici e privati; la piena rivalutazione delle pensioni, con una riforma che superi la Fornero. Infine, politiche industriali per i settori manifatturiero e servizi, con investimenti per difendere l’occupazione.
QUI ABRUZZO.
Lo sciopero in Abruzzo ricalcherà le linee guida nazionali, con l'astensione dal lavoro per 24 ore. Per oggi è stata indetta una conferenza stampa, in cui verranno illustrati i dettagli della giornata di mobilitazione contro il governo. «Manca una visione complessiva di sviluppo industriale del Paese», afferma Ranieri, «il governo Meloni non sa che pesci prendere sulla crisi pesante che sta investendo l'automotive, un settore portante per l'Abruzzo. Continuano a diffondere dati parziali sull'occupazione, ma i report di banca d'Italia, dell'Istat e dell'Inps parlano chiaro: in numeri, nella nostra regione non sono positivi. C'è bisogno di una politica industriale forte e attenta per evitare la catastrofe». Per la Cgil, la narrazione fatta da chi governa è sbagliata. «Mancano risorse per la sanità», aggiunge Ranieri, «che non viene finanziata adeguatamente e fa acqua da tutte le parti. Il fondo sanitario è stato aumentato, ma in modo minore rispetto all'inflazione che continua a correre». La Cgil fornisce un dato su tutti: a fine 2022, il 50% dei salari degli abruzzesi era sotto la soglia dei mille euro. «Se aumenta l'occupazione», dice Ranieri, «ma diminuisce il numero delle ore lavorate c'è un problema».
COSA PREOCCUPA.
«I problemi nazionali ricalcano quelli dell'Abruzzo», fa notare Lombardo, «preoccupa del debito della sanità, che per il 50% è strutturale e peserà sui servizi ai cittadini, sugli ospedali e sulla medicina territoriale anche nei prossimi anni». Poi, c'è l'emergenza del comparto industriale «che soffre molto», evidenzia il segretario della Uil, «e in Abruzzo abbiamo circa 28mila lavoratori, tra diretti e indotto, agganciati all'automotive. La mancanza di politiche industriali che possano sostenere la ripresa di un settore strategico per la regione fa salire la soglia di allarme». Ma in agenza c'è anche altro. «Siamo ancora in attesa del rinnovo dei contratti collettivi nazionali, cresce il lavoro povero in Abruzzo con contratti a termine e un alto tasso di precariato. Registriamo, inoltre, uno strano fenomeno di sindacati e associazioni che firmano contratti al di sotto della soglia stabilita da Cgil, Cisl e Uil con Confindustria e le altre associazioni di settore».
Queste le rivendicazioni alla base della protesta che si annuncia corposa e partecipata, con quattro presidi davanti alle prefetture, concentramenti e comizi. Solo all'Aquila è previsto un breve corteo che, dalla Villa comunale, alle 10.30 raggiungerà corso Federico II, dove si trova la sede della Prefettura.
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