LADRI IN CASA DEL MORTO: LA PIETA' E' MORTA?
«Pietà l’è morta»: il titolo della vecchia canzone partigiana di Nuto Revelli viene in mente davanti alla notizia del tentativo di saccheggio della casa del contadino ucciso da un fulmine, venerdì mattina, nelle campagne di Morro d’Oro nel Teramano. Un ladro, ieri, ha approfittato dell'assenza dei parenti, impegnati nel funerale di Alessandro De Federicis, l’agricoltore morto, ma è stato notato dai vicini che hanno dato l'allarme. Alcuni parenti hanno lasciato la chiesa, lo hanno accerchiato e bloccato fino all'arrivo dei carabinieri che lo hanno arrestato. Non è la prima volta che accade e, probabilmente, nemmeno l’ultima. Storie come quella di Morro d’Oro istigano qualche (cattivo) pensiero sullo stato di salute di sentimenti come la solidarietà e, per l’appunto, la pietà umana, un tempo radicati fortemente nelle comunità abruzzesi. Lo sfilacciamento dei rapporti umani riguarda non solo chi vive in città, dove il nostro vicino di pianerottolo può restare, anche dopo decenni, un perfetto sconosciuto. Il cinismo della vita urbana, l’anomìa che ne regola tempi e metodi, hanno infettato anche le piccole comunità un tempo governate dal rispetto per il dolore patìto dal nostro prossimo. La pietà è ormai una merce fuori moda che il cinismo sta scacciando per sempre dal mercato delle relazioni umane.
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