L’assassino 17enne di Crox dopo la sentenza: «Grazie avvocato, lo sapevo che sarei stato condannato»

9 Marzo 2025

Non ha tradito emozioni l’assassino ancora minorenne di Christopher Thomas Luciani, il primo che il 23 giugno scorso lo colpì alle spalle con 15 coltellate. «Sapeva che sarebbe stato condannato», spiega l’avvocato, «e conosceva la possibile entità della pena». 

PESCARA. «Grazie avvocato, grazie. Grazie per il lavoro che avete fatto per me». L’assassino ancora minorenne del 16enne Christopher Thomas Luciani, il primo che il 23 giugno scorso lo colpì alle spalle con 15 coltellate per punire un debito di 270 euro, è rimasto impassibile alla lettura della sentenza che l’ha condannato a una pena di 19 anni e 4 mesi. Il ragazzo non ha tradito emozioni e ha affidato soltanto poche parole al suo legale, Massimo Galasso: «Sapeva che sarebbe stato condannato», racconta l’avvocato, «e conosceva anche la possibile entità della pena». È in carcere da otto mesi e mezzo e sapeva che sarebbe andata così. La pm Angela D’Egidio aveva chiesto per lui 20 anni e altri 17 anni per il secondo aggressore che ha confessato di aver colpito Crox 10 volte per paura di essere a sua volta ucciso: la condanna quasi al massimo della pena con il rito abbreviato, decisa dalla giudice Cecilia Angrisano, presidente del tribunale per i minorenni dell’Aquila, non è stata una sorpresa. «Il ragazzo ha assistito in collegamento a tutta l’udienza e aveva capito come sarebbe andata», continua Galasso, «ci siamo dati appuntamento in carcere per la lettura delle motivazioni della sentenza».

Tra 90 giorni, all’inizio di giugno, le motivazioni saranno depositate e potrebbe partire uno scontro giudiziario intorno alle aggravanti contestate e alle attenuanti non riconosciute. Proprio su questo potrebbe poggiare un eventuale ricorso della difesa dei due assassini, in carcere a Bari e Roma dal giorno successivo all’omicidio. Un ricorso che, per adesso, non appare affatto scontato: non presentare ricorso vorrebbe dire incassare un altro sconto di pena pari a un sesto, cioè oltre tre anni di libertà anticipata mentre impugnare la sentenza di primo grado potrebbe anche non cambiare niente rispetto alla pena iniziale. A decidere saranno i genitori dei due ragazzi, figli di una Pescara bene: uno è figlio di una insegnante, l’altro di un carabiniere. Ai due assassini è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà: secondo la difesa, sarebbe «insussistente», non sul piano morale ma giudiziario. E la carta della difesa è quella di fare leva su precedenti casi che hanno scosso l’Italia. Il ragionamento dell’avvocato Galasso è questo: se l’aggravante della crudeltà non è stata contestata a Filippo Turetta, assassino di Giulia Cecchettin con 75 coltellate, e a Salvatore Parolisi, omicida di Melania Rea con 35 fendenti, perché dovrebbe essere data a due minorenni? La risposta a questa domanda non è scontata e apre una riflessione che spazia dalla sfera delle emozioni fino al diritto penale.

E poi ci sono i futili motivi: accoltellare un 16enne per un debito di 270 euro legato a un po’ di droga e lasciarlo morire a terra in una pozza di sangue rientra tra i futili motivi? La sentenza dice di sì e dicono sì anche gli avvocati della nonna di Crox, Olga Cipriano: «C’è una netta preminenza delle aggravanti sulle attenuanti. Da parte nostra», riflette l’avvocato Giacomo Marganella, «c’è soddisfazione per la sentenza consci anche del dolore che la nonna si porta dietro. Nessuna pena avrebbe potuto collimare il danno della signora Cipriano, ma sotto il profilo processuale la sentenza ha saputo valorizzare tutte quelle che sono state le risultanze istruttorie per la metodica indagine svolta dagli ottimi inquirenti». La difesa degli assassini la vede diversamente e inquadra un generico debito come la molla di una possibile reazione. Altro fronte è quello delle attenuanti generiche non concesse ma invocate dalla difesa, soprattutto perché, sostiene l’avvocato Roberto Mariani che assiste il primo assassino insieme a Galasso, esiste una perizia che ha riconosciuto una personalità anaffettiva e manipolativa. Il secondo accoltellatore, difeso dagli avvocati Marco Di Giulio e Vincenzo Di Girolamo, ha confessato di aver agito perché aveva paura di essere ucciso anche lui: fu lui a tirare altre 10 coltellate a Christopher, già ferito e disteso a terra.