SAN GIOVANNI TEATINO. Lavoratori licenziati, poi reintegrati, ora pagati per non lavorare. Assume contorni curiosi la vicenda che coinvolge 9 dipendenti della Metro Italia Cash & Carry di Sambuceto.

A intervenire è ancora una volta la Fisascat Cisl, che proprio poche settimane fa aveva parlato di una prima vittoria: il reintegro dei lavoratori disposto dal giudice del lavoro. A detta dei sindacati, sembra infatti che la società stia pagando lo stipendio ai dipendenti reintegrati, ma li esonera dalla prestazione lavorativa.

«É quanto lo scorso 7 aprile la direzione aziendale ha comunicato per iscritto ai singoli lavoratori invitandoli anche, verbalmente, a manifestare l’eventuale disponibilità al trasferimento in altra sede, oppure, esprimere il gradimento per un’offerta economica che li incentivi all’uscita». Atteggiamento che secondo la sigla sindacale significherebbe «una manifesta e aperta dichiarazione di indesiderati, ma ancor più una posizione discriminante nei confronti di questi lavoratori che erano stati licenziati con la sola motivazione di essere degli esuberi, a causa della crisi economica, ma non perché ritenuti improduttivi».

Per Leonardo Piccinno, della Fisascat, con questa decisione, «la direzione Metro non solo dimostra di non essere in crisi economica, visto che preferisce pagare gli stipendi a lavoratori ai quali nega la dignità del lavoro, ma anche che le motivazioni alla base della riduzione del personale erano di tutt’altra natura diversa, dalle quelle economiche e produttive. Altra grande contraddizione, sta nel fatto che si rende disponibile a trasferire i lavoratori negli altri punti vendita sparsi in Italia, mentre in questi siti è operativo un contratto di solidarietà sottoscritto a livello nazionale per sopperire alla crisi di vendita». (pa.to.)

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